Fonte: Famiglia Cristiana
Ci siamo quasi abituati alle morti in mare. Mi chiedo se ci commuoviamo ancora, come qualche mese fa, per la fine di Aylan, il bambino curdo-siriano affogato nel Mediterraneo.Bisogna interrompere la catena di morti. L’Europa pensa invece a difendersi dai rifugiati. Dove devono andare i profughi siriani, che hanno alle spalle la guerra? Tentano la sorte in mare o marciano, con il freddo, per l’Anatolia e i Balcani. Rischiano e si sottopongono a una specie di “selezione” naturale. C’è chi
muore e chi arriva.
I rifugiati non possono altro che fuggire. Vorrei, però, parlare di un’altra via. È delineata dall’accordo sui “corridoi umanitari”, da poco firmato dai ministeri degli Esteri e dell’Interno italiani, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese. Lo scopo è evitare le morti in mare. Per quale motivo chi ha diritto all’asilo, come rifugiato, deve affrontare il terribile azzardo del mare? Deve rischiare la vita sua e dei figli? Bisogna creare corridoi umanitari per far giungere direttamente queste persone nei nostri Paesi. L’accordo riguarda un migliaio di persone vulnerabili (donne con bambini, anziani, disabili…), che sarebbero facili vittime dei trafficanti. Si tratta di rifugiati in Libano (sfollati siriani) e in Marocco (profughi subsahariani). Il Ministero degli Esteri rilascia i visti per motivi umanitari su una lista formulata con precisi criteri. Non sarà gente ignota ad arrivare nel nostro Paese (è una sicurezza per l’Italia).
Gli evangelici italiani e Sant’Egidio, oltre che individuare i rifugiati, si impegnano per l’integrazione e il sostegno economico delle persone giunte in Italia. Un notevole supporto viene dalla Tavola valdese attraverso il fondo dell’8 per mille. È un bell’esempio di ecumenismo concreto tra evangelici e cattolici a partire dai “poveri”. Si vuole anche sperimentare il sistema dello sponsor, per cui rifugiati o immigrati possono godere del sostegno attivo di reti, gruppi o famiglie in Italia, che ne garantiscano l’inserimento e il sostentamento.
Mille visti possono sembrare una goccia nel mare. La speranza è che, in altri Paesi europei, si possano riprodurre simili esperienze, anche con l’impegno di Chiese e associazioni. I corridoi umanitari, soprattutto, mostrano che è possibile un’altra via: evitare i terribili viaggi della morte, in cui sono “selezionati” dal caso, dai trafficanti, dalla violenza del mare. Bisogna inventare nuove strade. Non ci si può nascondere dietro ai muri di fronte al dramma di milioni di persone.