Fonte: Famiglia Cristiana
La definizione di Massimo Giannini fotografa bene “l’era Berlusconi” in cui la politica ha cambiato pelle
Il vasto cordoglio che ha accompagnato la scomparsa di Silvio Berlusconi non è solo espressione di un carattere (positivo) del Paese che si ferma davanti alla morte, ma è il riconoscimento di una figura che ha segnato una stagione. Tantoché si può parlare di “età di Berlusconi”.
Non sempre, però, c’è stato rispetto di fronte alla morte. Ricordo come, alla scomparsa del presidente Oscar Luigi Scalfaro, gran parte del Centrodestra si astenne dal cordoglio. Lo “spirito” italiano fu invece espresso da Giorgio Almirante, leader del Msi, che nel 1984 visitò la camera ardente del segretario comunista Berlinguer.
Assieme al cordoglio, si affacciano le più diverse valutazioni, tutte però concordi sulla centralità di Berlusconi. È stato un grande personaggio dell’imprenditoria italiana, che ha cambiato il costume con le sue televisioni e tanto ha inciso nella politica con la sua scesa in campo – così la chiamava – nel 1994.
Il sistema politico era in crisi: la Dc, pilastro centrale del sistema, si liquefaceva. Finiva l’operazione degasperiana di governare dal centro, tipica del partito cattolico, attraendo il voto di destra.
Berlusconi era a suo agio nel bipolarismo. Forza Italia divenne il primo partito italiano, coalizzando il Centrodestra con la novità dell’inclusione della destra del Msi. Un processo che in quasi tre decenni ha portato il partito di Giorgia Meloni a essere il perno di una nuova alleanza di governo, in cui Forza Italia ha una posizione minore. La Lega, alleata di Berlusconi, entrava nel sistema.
Nella contesa bipolare, Berlusconi si è giocato personalmente come leader, con la capacità di intercettare il sentire italiano e con la potenza delle sue televisioni. Con la nuova stagione politica, è finita l’alleanza tra politica e “partiti”, con la loro cultura e il loro radicamento territoriale. L’età di Berlusconi è stata quella dell`alleanza tra politica e televisione, in cui egli esercitava un ruolo decisivo, rassicurante e attrattivo.
Cambiava la politica e si affermava una tendenza populista. Berlusconi era Forza Italia, sostenuta peraltro dalle sue finanze. Per la prima volta nella vita nazionale, un grande imprenditore diveniva leader e presidente del Consiglio (per quattro volte). Il che ha avuto anche una funzione difensiva rispetto ai suoi interessi economici.
È stato anche un modello politico nel mondo. Molte le sue relazioni internazionali: Putin, Erdogan, Gheddafi e tanti altri. Pensava a una politica inclusiva. Appoggiò nel 2003 passivamente (sebbene non ci credesse) l’intervento di Bush contro l’Iraq, per farsi accettare dagli americani.
Suo capolavoro fu l’incontro a Pratica di Mare nel 2002, in cui mediò tra Stati Uniti e Russia per una nuova stagione di relazioni. Ai rapporti internazionali dava un contributo molto personale.
Personalità poliedrica ed eccessiva in tutto, generosa, decisa, ma anche capace di mediazione e desideroso di piacere ai più, è considerato dagli uni un “corruttore” della politica, ma contraddittoriamente da altri un “salvatore” della Repubblica in crisi. La realtà è che quest’uomo, nelle sue contraddizioni e nella sua creatività, rappresenta l'”autobiografia della nazione”, come ha scritto Massimo Giannini, in una stagione politica e civile su cui sarà necessario riflettere.