Ora può sembrare un’utopia, ma solo dal dialogo può nascere una relazione diversa fra Russia e Ucraina. L’editoriale di Andrea Riccardi
È avvenuto quello che era minacciosamente all’orizzonte da giorni: l’ingresso armato dei russi in Ucraina. È la guerra. La più grande guerra in Europa dal 1945. Ci sono state le guerre dei Balcani, ma questo conflitto ha come attore una superpotenza, la Federazione Russa. Si è parlato di un ritorno della guerra fredda, ma oggi è una guerra guerreggiata.
Quando si comincia una guerra, non si sa mai quanto duri e quanti Paesi coinvolga. Infatti sfugge di mano a chi l’ha voluta e ha una logica in parte non controllabile. È certo che, dalla mattina di giovedì scorso, noi tutti contiamo molto meno. Le sorti della guerra e della pace sono nelle mani di pochissimi. Con la pace tutto è possibile: ognuno, ogni iniziativa, ogni dialogo possono contribuire a rasserenare la situazione. Invece, con il conflitto, prendono il sopravvento le armi. E le armi sono la negazione del parlarsi e del capirsi. Impongono a centinaia di migliaia di persone, come in Ucraina, di ripararsi nelle case, nei ricoveri o nella metropolitana, oppure di fuggire verso luoghi che si credono più sicuri.
Alla Russia la responsabilità di questa guerra. Eppure c’è una storia di vari anni che ha portato al deterioramento delle relazioni in Europa orientale, in cui troppi attori hanno sbagliato. Non si è riflettuto sul pericolo, che si vedeva all’orizzonte e che è stato tante volte denunciato anche su queste pagine: si sta rivalutando la guerra come strumento di soluzione dei conflitti, mentre si smarrisce il valore primario della pace. È stato uno scivolamento culturale, politico, per cui si è cominciato a ragionare in modo pericoloso: l’altro è sempre l’usurpatore e io, il mio Paese, la vittima. Intanto il linguaggio delle minacce prende il sopravvento su quello del dialogo.
Mi chiedo ora che si può fare. Si deve fare qualcosa, perché la guerra può durare a lungo. Da quanto continua il conflitto in Siria? Ogni guerra riserva in sé sorprese dolorose per tutti gli attori.
Capisco che può sembrare un’utopia in questo momento di attacco russo, ma si deve auspicare il “cessate il fuoco”, per fermare lo spargimento di sangue. Questi passi possono aprire un dialogo.
Firma l’appello di Andrea Riccardi per il “cessate il fuoco” in Ucraina qui
Perché solo dal dialogo può venire un nuovo e soddisfacente rapporto tra Russia e Ucraina. Ma il tutto va inquadrato in una relazione diversa, cooperativa, tra Occidente e Russia. Il mondo globale ha bisogno di un’architettura di dialogo perché troppe questioni e tanti legami spingono a una cooperazione integrata. E, d’altra parte, per i tanti attori, si corre il rischio di conflitto, quasi più che nel tempo della guerra fredda.
Bisogna costruire una nuova architettura sul modello di quello che fu fatto con l’accordo di Helsinki del 1975, che ha portato all`Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Un mondo globale e disarticolato, con intese a geometrie variabili, è sempre più pericoloso. E il pericolo riguarda tutti.
Si fermi la guerra in Ucraina e si cominci a costruire un ordine adeguato alle sfide del mondo! Tuttavia, siamo ancora lontani. In Ucraina si soffre la guerra. Alla fine, così, la Russia, anche per sé, non costruirà un futuro migliore. La guerra penalizza tutti in un futuro interconnesso.