Fonte: Famiglia Cristiana
Parlare del futuro vuol dire parlare dei giovani. Molto si è detto in queste ultime settimane su di loro. Sono messaggi che vengono da una generazione (a cui sono ascritto a pieno titolo) che ha vissuto in un'Italia che garantiva per molti prospettive più certe e magari il posto fisso. Oggi non è più così. I giovani lo vivono. Molti trovano lavoro lontano dal luogo di origine; si spostano dal Sud al Nord. Altri si confrontano con la disoccupazione giovanile, che è più alta della media dei Paesi dell'Europa occidentale. Addirittura il tasso di disoccupazione tra coloro che non hanno terminato la scuola è tre volte superiore a quello di chi ha un titolo universitario. Il mercato del lavoro per i giovani è in genere motto volatile e flessibile, spesso con situazioni di grave precarietà, accanto a un mercato ancora dotato di garanzie e rigido per buona parte degli adulti.
Il futuro non è semplice per i nostri giovani. A questo bisogna prepararsi. L'istruzione è un percorso decisivo per ridurre la disoccupazione. Altri percorsi importanti sono la formazione professionale e l'apprendistato per rendere più agevole l'ingresso nel mondo del lavoro. Questi percorsi non hanno un'immagine troppo positiva e attrattiva nel nostro Paese. Per i giovani è poi difficile ottenere il credito per intraprendere un'attività o per acquistare una casa, perché non possono fornire garanzie. La vita delle giovani generazioni non solo è difficile, ma talvolta dura. Lo si vede dalla reazione di migliaia di giovani, i cosiddetti neet (notineducation, employment andtraining) che si chiudono in sé stessi e rifiutano la sfida della vita.
Un grande impulso ai giovani viene dalla famiglia. Infatti è proprio della nostra tradizione italiana un forte legame tra i figli e i genitori. Qualche studioso anglosassone ne ha scritto come fosse l'origine di un "familismo amorale". Anche recentemente si è insistito sulla paura dei giovani di uscire dalla famiglia e sull'incapacità di questa di lanciarli nella vita. Il fenomeno è più complesso. Molti giovani vanno anche lontano per costruirsi il proprio futuro. Ma il legame con la famiglia resta ed è un valore in una società così disarticolata. Basterebbe pensare al sostegno dato dai figli ai genitori anziani, perché possano restare a casa e non essere istituzionalizzati. Del resto, in questa crisi economica, la famiglia è spontaneamente uno dei grandi "ammortizzatori" sociali.
La globalizzazione ha trasformato la società senza traumi troppo evidenti, ma lo ha fatto in profondità. Impone grandi cambiamenti nel lavoro e nello stile di vita, specie ai protagonisti di domani. Induce anche fenomeni di spaesamento, perché gli orientamenti di ieri sono invecchiati e quelli di domani non sono ancora chiariti. In questa transumanza della nostra