Fonte: Famiglia Cristiana
Forza nuova e gli altri movimenti intercettano il malcontento di chi ha paura di vaccinarsi. Serve una presenza più diffusa delle comunità in tutte le periferie. L’editoriale di Andrea Riccardi
L’attacco e le devastazioni della sede della Cgil a Roma sono qualcosa di incredibile. L’assalto al pronto soccorso del policlinico romano Umberto I è stato un atto impensabile: se qualcuno si fosse trovato in stato di urgenza in quel momento non avrebbe potuto accedere alle cure mediche necessarie. Il segretario della Cgìl Landini ha parlato di un «atto squadrista e fascista preorganizzato». Ha aggiunto: «Tutte quelle formazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte e questo è il momento di dirlo con chiarezza». In particolare si riferiva a Forza Nuova, movimento di estrema destra guidato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Fiore ha raccolto 5.735 preferenze in tutte le circoscrizioni alle elezioni europee del 2019, manifestando i ridotti consensi politici del movimento.
Non va sottovalutata però la rete di questa forza nella realtà sociale, specie nelle periferie, nel vuoto di relazioni e di fronte a povertà e solitudini. È stata una risorsa per non pochi cittadini. Infatti la politica dei partiti ha abbandonato le periferie, spesso ridotta a realtà televisiva o dei social, mentre la gente è sola e lontana dallo scenario del palazzo. Tanto è stato il disagio specie durante il periodo della pandemia, che ha evidenziato come una società non può progredire con un tasso così alto di esclusi. Ci vuole una nuova politica sociale. È necessaria una passione civile che riporti a operare nei quartieri marginali delle nostre città.
Forza Nuova ha saputo intercettare la protesta no vax e no Green pass diffusa nel Paese e ben più larga della destra neofascista: espressione di una rabbia verso misure che si avvertono come oppressive nei confronti del proprio “io”. Il dibattito sulla vaccinazione si è nutrito di informazioni contraddittorie e di vere fake news, fornite dai social, mentre si sono diffuse teorie cospirative sulla volontà di controllo dietro a queste operazioni. Del resto, dopo la crisi del lockdown (che ha lasciato tracce forti in ciascuno e che ci ha fatto vivere mesi ripiegati sull'”io”), è spiegabile che un settore della società, assai composito, viva faticosamente norme che, invece, la maggioranza degli italiani condivide, ponendo in primo piano la salute pubblica nella lotta contro il Covid-19. Ci sono categorie che, in modo particolare, si sono rifiutate di vaccinarsi: il 40% dei portuali e il 30 degli autotrasportatori (sembra).
Eppure la vaccinazione di massa, vissuta anche con senso di sollievo dai più, mostra una coesione nella società italiana e un senso rinato di responsabilità civile. Perché far riemergere i simboli e la memoria del fascismo, come nelle manifestazioni di due settimane fa? Oggi l’armamentario ideologico e simbolico del fascismo, cui occhieggiano anche parlamentari e forze in Parlamento, ha la capacità di nutrire l’opposizione radicale al sistema: anzi, è una grande risorsa antisistema, mostrando che il fascismo non è morto, nonostante l’attuale sia ovviamente diverso da quello di Mussolini.
Ma il fascismo riabilita e ripropone l’uso della violenza: «La rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino», hanno dichiarato alcuni militanti di Forza Nuova. Rischi di nuove violenze ci sono e il Governo deve valutare le misure da prendere nei confronti dei neofascisti. Vorrei però ricordare le parole del grande storico cattolico Gabriele De Rosa di fronte all’assassinio di Moro: «Questa violenza più che barbara, disperata e assurda, farà ancora del male, ma non riuscirà a creare nessuna rivoluzione».
La transizione, che la società italiana sta vivendo dopo il Covid, deve spingere tutti a una nuova dimensione di solidarietà sociale e a una rinnovata passione civile. Solo così non si tornerà al passato e si potrà costruire un’Italia migliore per le giovani generazioni.