Fonte: Corriere della Sera
Nel turbolento Pakistan gli attentati non meravigliano piu. Tuttavia l'assassinio del ministro per le mirioranze, Shahbaz Bhatti, e sorprendente: pur essendo nel mirino dei terroristi, si muoveva tra casa e officio senza scorta.
La protezione gli era stata tolta con la fine del precedente governo. Nominato nuovamente ministro nel nuovo esecutivo di Syed Yusif Raza Gilani non gli era stata concessa la scorta, nonostante le pressioni di varie ambasciate occidentali. Sono i misteri (forse non tanto oscuri) dello Stato pakistano, le cui forze dell'ordine sono infiltrate dalle influenze islamiste. All'inizio di gennaio, il governatore Salman Taseer è stato ucciso da un agente della scorta. Taseer è un «giusto» musulmano: aveva chiesto la grazia per Asia Bibi, condannata per blasfemia, e l'abolizione della legge the prevede il crimine.
Un forte fronte islamico si oppone a questo cambiamento, quasi fosse una deislamizzazione dello Stato, anche se è evidente l'uso strumentale della legge. I cristiani in Pakistan rappresentano un gruppo sociale povero, veri paria della societa. Tra loro si sente il peso dell'intimidazione che li spinge a rassegnarsi alla marginalità.
Bhatti era un cattolico che era emerso. Proveniva da un misero villaggio cristiano, ma aveva studiato grazie all'aiuto della Chiesa e di un forte e illuminato vescovo pakistano, mons. Lobo.
Giurista, entrato nel partito del presidente, aveva fatto carriera politica. Aveva fondato All Pakistan Minorities Alliance in difesa della liberta religiosa in un paese musulmano al 97% (dove non mancano tensioni tra la maggioranza sunnita e gli sciiti). I cristiani sono l'1,5% degli abitanti: 750.000 i cattolici. Meno dell'1% della popolazione e ci sono gruppi zoroastriani, buddisti, sikh e ahmadiyya (un'«eresia» dell'islam), resti di una complessa stratificazione religiosa, risalente a prima della Partition del 1947.
Allora il Pakistan fu eletto a patria dei musulmani indiani con il biblico esodo di questi dall'India indipendente (e degli indii dal Pakistan). Lo Stato, non omogeneo etnicamente, nato dall'identità musulmana, non ha potuto resistere al vento dell'islamizzazione.
All'inizio la nomina di un ministro per le minoranze sembrava solo un fatto di facciata. Ma Bhatti lottava seriamente e a mani nude: «Voglio mandare un messaggio di speranza alla gente che vive la rabbia, la delusione, la disperazione…», aveva dichiarato. Sentiva che qualcosa poteva cambiare. Ultimamente era piu tranquillo e con qualche speranza, anche se riceveva forti minacce. Avrei dovuto incontrarlo — l'appuntamento era già preso — proprio domani a Islamabad. Era venuto a Roma nel settembre scorso. Colpiva per la serenità e coraggio, nutrito da profonde convinzioni cristiane. Bhatti si era molto esposto, parlando forte contro i pogrom anticristiani. Su altre vicende, come quella di Asia Bibi, consigliava meno clamore mediatico per alleggerire la reazione musulmana. Univa alla tenacia un'intelligenza della situazione pakistana.
Il dialogo con parecchi leader musulmani era una sua priorità. Bisognava far accettare i cristiani dall'islam come parte della nazione. Ieri è morto senza alcuna difesa. E una sconfitta non solo per i cristiani. La convenienza politica spinge governi a non proteggere le minoranze in modo fermo. Ma proteggerle è difendere la libertà di tutti. Prima il totalitarismo islamico colpisce i pochi cristiani; poi arriva l'ora degli altri, magari musulmani, colpevoli solo di non volersi piegare.