Fonte: Famiglia Cristiana
Il nuovo anno si apre con la Giornata mondiale per la pace. C`è il rischio di rassegnarci alla guerra, accettando che sia la triste compagna dei nostri giorni. Me ne accorgo quando si parla della Siría, ostaggio di una guerra terribile. Quale pace è possibile? Il tempo che passa vuol dire altre morti e distruzioni.
Non si tratta di una vicenda isolata. L`Africa soffre parecchi conflitti. In Mozambico la pace, faticosamente conquistata nel 1992, si è fatta incerta. Nel Sud Sudan (due milioni di morti) due etnie si combattono: una follia. Il Centrafrica è a rischio di genocidio. Qui i cristiani sono perseguitati. Il mondo sembra abituato a questo spettacolo di continuo scialo delle vite umane. I cristiani non possono esserlo.
UN COMUNE DESTINO. L`anno inizia con il messaggio di papa Francesco, rompendo la «globalizzazione dell`indifferenza». Si tratta di far crescere una cultura della fraternità tra i popoli: la globalizzazione scrive il Papa – «rende più palpabile la consapevolezza dell`unità e della condivisione di un comune destino tra le nazioni». Manca però una cultura del destino comune tra i singoli, nella politica nazionale e internazionale. Il mondo sembra nelle mani invisibili dell`economia. La politica è intimidita. I conflitti diventano brutti incidenti in un cammino scontato. Che altro è possibile fare? Molti si sentono impotenti e irrilevanti. È invece necessario scoprire la forza della fraternità: siamo tutti profondamente legati. Belle parole? Siamo stanchi di un mondo senza parole di fronte ai drammi e alle guerre. Francesco ha scritto a chi fa la guerra e semina la violenza: «Riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all`altro con il dialogo…».
I cristiani sono troppo timidi di fronte alla guerra. Bisogna pregare con fede e insistenza per la pace: l`invocazione a Dio ferma i violenti. Ma si deve avere anche il coraggio di iniziative di pace, essere capaci di parlare con chi fa la guerra, di condurlo verso la scelta del dialogo.
La guerra è un demone che ingabbia la vita e le menti di uomini e organizzazioni. Tuttavia il miracolo della pace è possibile. Non bisogna perdere la speranza e rassegnarsi all`altrui sofferenza. Iniziare l`anno con una Giornata per la pace vuol dire che non ci siamo rassegnati alla guerra. Chi soffre la violenza sappia che non è dimenticato. La pace, infatti, è sempre possibile.