09/10/2020 Il Nobel per la pace contro la fame: segnale importante durante la pandemia

di Andrea Riccardi

Fonte: Corriere della Sera

La lotta agli sprechi non si può più rinviare, si deve potenziare un’agricoltura attenta alla biodiversità, non che avveleni la terra. Il commento di Andrea Riccardi sul Corriere della Sera.

Il Premio Nobel per la pace al World Food Programme è un segnale in tempo di pandemia e fame crescente. La malnutrizione cronica ha inesorabilmente ripreso a crescere dal 2014. La fame è la realtà di milioni di donne e di uomini ogni giorno: fame acuta per 135 milioni di essi nel 2019. Un record negli ultimi anni, dietro cui ci sono gli spettri dell’insicurezza, del terrorismo e della guerra: Yemen, Sud Sudan, Nigeria, Congo, Burkina Faso sono terre di fame. E non solo.

Il Rapporto Onu sull’alimentazione parla di quasi 690 milioni di persone che hanno sofferto la fame nel 2019, dieci in più dell’anno prima, mentre tante altre, per l’aumento dei prezzi, non hanno accesso a una dieta sana. Oggi, nel mondo, ci sono due miliardi di esseri umani con un livello moderato o grave d’insicurezza alimentare. Si prevede che, con il Covid-19, altri 130 milioni di persone cadranno «nella morsa della malnutrizione cronica». Anche in Italia (e non è un Paese della fame) ci si accorge di un insospettato bisogno di cibo in vari strati della popolazione. Il Wfp, con sede centrale a Roma, fornisce assistenza alimentare a quasi 87 milioni di persone in 83 Paesi, nelle guerre e nelle emergenze e poi, cessata l’emergenza, s’impegna a ripristinare i mezzi di sostentamento. Opera sul terreno con il 90% del suo personale a contatto con la realtà. Distribuisce 15 miliardi di razioni alimentari di cibo, in parte ricevuto in donazione e in parte — circa tre miliardi — acquistato vicino a dove si manifestano le crisi. Seguendo il lavoro per la cura dell’Aids, gestito dalla Comunità di Sant’Egidio in dieci Paesi africani, ho potuto sperimentare come gli aiuti alimentari del Wfp integrino efficacemente la cura stessa in Paesi come Mozambico, Kenya, Guinea Conakry, Tanzania, Centrafrica, dove i malati sono spesso malnutriti. È decisivo, in particolare, per i bambini denutriti, che frequentano i centri nutrizionali. L’Africa è il continente più colpito con il 19% della popolazione denutrita.

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