Fonte: Famiglia Cristiana
Leader cristiani, ebrei, musulmani, asiatici si sono incontrati la scorsa settimana, su invito della Comunità di Sant'Egidio, per dialogare e pregare a Sarajevo, nello spirito di Assisi (che dal 1986 anno dopo anno li riunisce in varie città del mondo). La città porta i segni della terribile guerra durata dal 1992 al 1995. Allora morirono circa 12 mila persone, bosniaci musulmani, cattolici, ma anche serbi. Parlare di dialogo tra diverse religioni è di grande significato in un contesto come Sarajevo, ferita dalla storia.
Proprio qui, nel 1914, l'attentato all'erede al trono asburgico fu l'occasione dello scoppio della Prima guerra mondiale. Proprio a Sarajevo, la Seconda guerra mondiale è stata tanto dura: in una sinagoga sono raccolti i nomi dei 12 mila ebrei uccisi da tedeschi e ustascia croati. Tutte le generazioni del Novecento, a Sarajevo, hanno conosciuto la guerra e la violenza sui civili. Come è possibile vivere insieme, quando si è diversi per religione ed etnia? I leader religiosi se lo sono chiesto a Sarajevo e hanno inviato un convinto messaggio: le religioni debbono fondare una pace, che faccia abitare insieme genti differenti in un mondo globalizzato dove i diversi si avvicinano sempre più.
È lo spirito di Assisi vissuto nel XXI secolo! Uno spirito che rifiuta l'odio e la violenza in nome di Dio. Alcuni gesti hanno stupito i presenti a Sarajevo: il patriarca ortodosso serbo, Irenej, è venuto nella città e ha assistito alla Messa celebrata dal coraggioso cardinale Puljic, superando una frontiera storica. Musulmani, serbi, cattolici si sono parlati, mentre i leader di tante parti del mondo hanno fatto sentire la loro voce. Li hanno accompagnati importanti interventi del presidente del Consiglio europeo Van Rompuy e di Mario Monti. Ma il dialogo cambia davvero i rapporti tra i popoli? Ce lo siamo chiesto di fronte alla rabbia esplosa nel mondo arabo contro gli americani, poco dopo l'incontro di Sarajevo, e di fronte alla barbara uccisione dell'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens.
È finita la stagione che ha visto i libici salutare americani ed europei come amici della loro libertà? Sembra che stia emergendo tra gli arabi un incancellabile fondo di ostilità all'Occidente. A che è servito allora il meeting di Sarajevo? Sono convinto che il mondo, senza il dialogo, sarebbe molto più disumano. Del resto ci si potrebbe chiedere: a che serve la preghiera? Ma -mi chiedo- che sarebbe il mondo senza preghiera? Bisogna esaminare con attenzione quanto avviene oggi nel mondo musulmano: la lotta tra salafiti (più radicali) e fratelli musulmani (oggi al potere in vari Paesi). Qualcosa di doloroso e complesso. Una parte dei musulmani crede nei valori democratici. Troppi no. La strada è lunga. C'è una guerra civile in Siria. Ci sono democrazie fragilissime come in Libia. La storia si è messa in movimento. Noi la seguiamo in spirito di dialogo e di preghiera.