Gli attentati terroristici islamici hanno fatto parlare di “scontro di civiltà”. Il Primo ministro francese, Manuel Valls, dopo la recrudescenza di violenza islamica all’inizio del Ramadan, ha dichiarato: «Non possiamo perdere questa guerra, perché in fondo è una guerra di civiltà». Bisogna chiamare i fatti con il loro nome, ha detto. Lo pensano in parecchi.
L’espressione “guerra di civiltà” è divenuta popolare dopo la fine della guerra fredda. Prima dell`89, il mondo era diviso nel ferreo ordine di due blocchi contrapposti: l’Occidente e l’Oriente comunista. Esistevano anche i Paesi non allineati, in gran parte ex coloniali. Ma il cuore dello scenario internazionale era lo scontro tra Est e Ovest. Avevamo dimenticato il radicamento delle identità nazionali nell`Est comunista e la forza della religione, come si è visto con il ruolo del cattolicesimo nella transizione polacca. Il mondo multipolare dopo l’89 è apparso caotico e conflittuale.
Così nel 1993, lo studioso americano Samuel Huntington ha proposto un’interpretazione dello scenario internazionale. Questo sarebbe articolato in civiltà (generalmente con riferimento a una religione): l’occidentale, l’islamica, la cinese, l’ortodossa, la giapponese e altre. Per alcune di esse, il destino era inevitabilmente lo scontro, ad esempio tra Occidente e Islam. La tesi non era nuova per gli studiosi. Ma è divenuta presto popolare in un mondo complicato e orfano della chiarezza spietata della guerra fredda. L’11 settembre 2001, con gli attentati islamici negli Stati Uniti, è apparsa la conferma di questa tesi: era uno scontro di civiltà.
In realtà, nel mondo globale, tutto è molto complesso. Le civiltà e le religioni sono una realtà importante, ma s’intersecano con tanti fattori in modo non schematico. Il mondo musulmano sta vivendo un implacabile conflitto tra sunniti e sciiti. Il terrorismo radicale ha un retroterra vasto tra musulmani, ma non fa l`unanimità. In realtà – spiega l’islamologo Olivier Roy – la globalizzazione ha ancor più frammentato il mondo islamico. I sunniti – si pensi all`Egitto – sono divisi e in conflitto: dai Fratelli Musulmani, ai salatiti, a Al Azhar e ancora… Il ritorno dell’islam sulla scena politica si è accompagnato a processi individuali, a una crisi d’autorità e a un bricolage di posizioni. La religione musulmana non è un fatto unitario politicamente. Questo non vuol dire che non esista la sfida terroristica.
STORIA DEI SINGOLI PAESI. La frammentazione non riguarda solo i musulmani. Si potrebbe parlare del mondo ortodosso e di tanti altri universi culturali e religiosi. Le civiltà e le religioni sono attori di rilievo, ma bisogna avere la pazienza di leggerne il percorso complesso e l`incrocio con altri fattori. Le religioni e le civiltà sono anche determinate dalla storia dei singoli Paesi. Il mondo globale è molto variegato. Non lo si può affrontare a colpi di semplificazioni, se si vuole capire qualcosa e prendere decisioni in senso giusto. Il nostro non è proprio un tempo per “terribili semplificatori”.