Fonte: Famiglia Cristiana
Verso la Terza Repubblica è il titolo della lettera-manifesto per la convention del 17 novembre. Ne sono stato tra i promotori con Andrea Olivero delle Acli, Luca di Montezemolo di Italia Futura, Raffaele Bonanni della Cisl, Lorenzo Dellai presidente della Provincia di Trento e alcuni altri.
Oggi questa lettera porta la firma di 7 mila italiani. Che cosa si vuol dire con questo testo? Un tempo è finito, la cosiddetta Seconda Repubblica, ma l'Italia ha ancora un futuro.
Oltre la crisi economica c'è una crisi politica grave. Dagli anni passati viene un pesante lascito di sfiducia nella democrazia. Lo si è visto alle elezioni siciliane, in cui più di metà dei cittadini non ha votato. È stata una sconfitta per tutti, perché manifesta la disaffezione degli italiani dalle istituzioni.
Non si crede più in un futuro comune da costruire attraverso la politica. Bisogna però recuperare presto la speranza che sia possibile. In questa crisi non c'è tempo da perdere.
Altrimenti l'Italia sarebbe come una nave alla deriva senza rotta nè guida. Tutti pagheremmo un grave prezzo, soprattutto i giovani cui la crisi economica preclude un futuro degno.
Il governo Monti compie un anno. Ha mostrato che è possibile tracciare una rotta per la rinascita. Lo ha già fatto partendo da una situazione davvero drammatica. Come membro del governo non voglio avere un atteggiamento difensivo, dicendo che abbiamo fatto tutto bene. Ma c'è qualcosa che difendo molto: l'aver mostrato con chiarezza agli italiani la realtà della situazione e aver agito per impedire il crollo. Sono le basi della ripresa.
L'Italia ha recuperato grande credibilità nel mondo. Me ne accorgo quando viaggio. La credibilità è parte integrante della ripresa. Ma questa credibilità è legata all'"agenda Monti" e alla persona del presidente del Consiglio.
Non possiamo interrompere questo cammino, che è già un passaggio verso la Terza Repubblica. Non basta, però, l'opera solitaria dei tecnici, anche se hanno prodotto una nuova cultura di governo. La buona politica non cala dall'alto, ma deve affrontare il vaglio delle elezioni.
La società civile e tutti gli italiani debbono riprendere la parola, al di là dell'antagonismo e del'emotività che ci hanno lacerato per anni. Bisogna provare a costruire un modello di riforme da attuare nella prossima legislatura, che porti a una repubblica rinnovata.
Su questa base si deve cominciare a parlare agli italiani, specie a quelli che non credono più alla nostra democrazia. Sono tanti, spesso rassegnati, disperati, in difficoltà. Non votare peggiora la situazione.
Ci vuole una ripresa di passione civile. Elezioni? Liste? Rapporti con i partiti? Sono domande importanti da affrontare. Ma ci vuole soprattutto una nuova prospettiva: la passione di tante donne e tanti uomini che credono di poter lavorare per un'Italia migliore.