Fonte: Famiglia Cristiana
La conclusione di questo complesso 2012 coincide con la fine dell’esperienza del governo di Mario Monti. E’ tempo quindi per un ministro di cominciare a riflettere retrospettivamente su questa esperienza così particolare.
Ho accettato con entusiasmo, poco più di un anno fa, la chiamata da parte del presidente Napolitano, che ha pensato per me un ministero quasi tagliato su misura. Un ministero che univa, per la prima volta, due aspetti apparentemente distanti: l’integrazione degli immigrati in Italia e la cooperazione internazionale. In più ho ricevuto delle deleghe “pesanti” per responsabilità (famiglia, innanzitutto, poi giovani, tossicodipendenze, servizio civile e adozioni internazionali) ma “leggere” per quanto riguarda la dotazione di fondi. E, in effetti, il primo e più grande limite che ha avuto la mia azione di governo (ma anche quella di tanti altri colleghi ministri) è stata quella di dover tenere conto della scarsità di risorse a disposizione.
Quando i soldi mancano, bisogna trovarli o aprire percorsi alternativi per cambiare la realtà. Si deve compensare con le idee. Credo, in questi dodici mesi, di aver realizzato alcune cose positive. Penso alla grande conferenza sulla cooperazione internazionale di Milano, che ha avuto il merito di rimettere al centro del dibattito politico la questione degli aiuti allo sviluppo e di galvanizzare un mondo – quello dei cooperanti – che si era chiuso in sé stesso per via della disattenzione da parte dei governi degli ultimi anni. La cooperazione è stata per me una battaglia culturale nel paese: ridare dignità a questa attività dell’Italia. Il fatto è stato riconosciuto, tanto che nella legge di stabilità e nel quadro della scarsezza di risorse sono stati dati cento milioni in più a questa azione italiana nel mondo. E’ un segno.
Ci sono altri fatti da segnalare: l’approvazione della strategia nazionale per i Rom, seguendo le linee dell’Unione europea, e per la prima volta nella storia italiana il Piano nazionale per la famiglia. Un piano che impegna governo, regioni ed enti locali a considerare la famiglia al centro delle proprie politiche sociali. Sempre sulla famiglia, vorrei citare l’accordo con l’Anci e le farmacie comunali per uno sconto del 30-40 per cento sui prodotti per l’infanzia e i fondi, (del mio ministero e europei), destinati alla costruzione di nuovi asili nido e all’assistenza domiciliare agli anziani. Infatti la famiglia italiana va aiutata in ogni modo, specie in questo 2012, quando arriva la crisi sulla tavola di ogni casa italiana.
Sul fronte dell’immigrazione, rivendico innanzitutto a questo governo il merito di aver aiutato a cambiare il linguaggio di fronte a questo fenomeno epocale per l’Italia, abbandonando quei toni terrorizzanti con cui era stato affrontato in passato. E’ un cambiamento importante oggi, perché la sfida che abbiamo di fronte –anche per la crescita- è quella dell’integrazione degli immigrati. Vorrei citare qui l’impegno per 140 mila immigrati, fuoriusciti dalla condizione di illegalità, che prestavano la loro opera in nero presso le famiglie e le imprese italiane. Debbo ricordare come le famiglie italiane siano state le prime a rispondere in modo massiccio a questo appello alla legalità. Il successo di questa regolarizzazione mostra che l’Italia ha ancora bisogno, in alcuni settori, di lavoratori immigrati.
Ancora, in stretta collaborazione con il ministro della Salute Balduzzi, siamo riusciti tra mille resistenze a dotare lo Stato italiano di una prima regolamentazione stringente del gioco d’azzardo, proteggendo soprattutto i minori. Per quanto riguarda i giovani, non posso non ricordare l’azione per assicurare al servizio civile (che era sulla via della chiusura) i fondi per andare avanti e altre azioni positive –molto richieste- per sviluppare l’imprenditoria giovanile, specie nel Sud del nostro Paese.
Certo, a questa lista citata un po’ a memoria, mancano dei tasselli importanti. Come ministro mi ero impegnato su due fronti che considero decisivi : quello di una stretta normativa per frenare l’odio razziale su Internet e quello sui tossicodipendenti in carcere, per i quali andrebbe previsto un percorso di cura e reinserimento in un altro tipo di strutture. Su questi aspetti, nonostante la mia iniziativa, non sono potuto andare avanti, perché l’azione si è persa nei meandri di vari altri dicasteri. La delusione più grande, che condivido con il Capo dello Stato e tanti altri cittadini, è stata di non essere riusciti a introdurre la cittadinanza ai figli degli immigrati, nati in Italia e che frequentano le scuole: insomma ai compagni di classe dei nostri figli. Certo non era materia di governo. Ma in Parlamento i partiti favorevoli potevano essere più decisi e fattivi.
Mi auguro che la nuova legislatura, che dovrebbe segnare il superamento dell’antagonismo irrilevante politicamente e dannoso di questa Seconda Repubblica (che non è riuscita a riformulare la legge elettorale, che porta il titolo eloquente di Porcellum), porti a compimento il lavoro di tutti questi mesi. Penso alla cittadinanza ai bambini e anche alla condizione degli anziani: assisterli a casa costa meno e li fa stare meglio. Penso alle famiglie, specie a quelle numerose o talmente indigenti, che non possono nemmeno usufruire degli sgravi fiscali.