Giovanni XXIII è stato papa per meno di cinque anni. Questo pontificato breve e di transizione (come l’avevano pensato i cardinali nel conclave del 1958) rappresenta però uno spartiacque nella storia della Chiesa. Papa Giovanni ha colpito i contemporanei per la profondità della sua fede e la qualità della sua umanità, oltre che per l’incisività della sua azione. Hannah Arendt, nel 1965, poco dopo la morte del papa, osserva come Roncalli sia stato soprattutto «un cristiano sul trono di Pietro»: «Nel bel mezzo del nostro secolo questo uomo – scrive – ha deciso di prendere alla lettera, e non simbolicamente, ogni articolo di fede che gli era stato insegnato».
Ma chi è stato Angelo Giuseppe Roncalli nella sua lunga vita? Molti ne hanno scritto. Tra l’altro Roncalli ha lasciato una vasta documentazione su di sé e sulla sua vita: le sue agende, le note stese durante i ritiri, la corrispondenza, le lettere, i rapporti alla Santa Sede … C’è però un aspetto della vita del futuro Giovanni XXIII, che merita di essere ripercorso e sottolineato, perché troppo occultato magari sotto l’immagine del “papa buono”.
Roncalli è stato un diplomatico vaticano tra le due guerre mondiali e nel cuore della guerra fredda. E, da papa, ha operato nel quadro della politica internazionale per superare la realtà della cortina di ferro.