“Non vi siete posti altro confine che la carità” (Giovanni Paolo II) “Qui si prega sul serio, qui la Bibbia è presa sul serio, qui i poveri sono presi sul serio”. (Carlo Maria Martini)
“Diplomatici senza frontiere”, “Onu di Trastevere”, “Pane e amicizia”. A Roma, è un vecchio convento di Trastevere che dà il nome alla Comunità di Sant’Egidio, diventata per tanti sinonimo di dialogo, di diplomazia e, qualche volta, di “pace impossibile”. Ma Sant’Egidio è soprattutto un altro modo di dire amici dei poveri, barboni, anziani, immigrati, zingari, malati di Aids, disperati. Nella Chiesa cattolica è un’associazione pubblica internazionale di laici fondata sul primato del vangelo e del servizio agli ultimi Nel mondo è uno dei candidati al premio Nobel per la pace. In italia e in molti paesi europei ed extraeuropei Sant’Fgidio rappresenta un amore intelligente per i senzaniente la scelta per la coabitazione e la concreta collaborazione tra credenti di diverse provenienze. Cristiani che non si rassegnano di fronte all’ingiustizia, alle tentazioni di intolleranza e di chiusura: dalle bidonvilles di Buenos Aires al porto di Anversa, dai campi profughi in Zaire ai deserti umani delI’ex Unione Sovietica. La pace in Mozambico dopo sedici anni di guerra civile, il rilancio del negoziato che ha portato alla fine della guerra in Guatemala dopo più di trent’anni, e il difficile tentativo di un’uscita politica, non violenta, per la crisi in Algeria, hanno fatto “scoprire” questa realtà. Ma non si tratta che dell’aspetto più “mediatizzato”. Come si conciliano diplomazia e preghiera, parola di Do e apertura al mondo, impegno civile, solidarietà con i poveri e vita di tutti i giorni? Che significa essere “Sant’Egidio”? Per la prima volta in questo libro è possibile un viaggio a tutto campo, non convenzionale, assieme ad Andrea Riccardi, che in queste pagine offre la sua testimonianza originale e profonda, che si intreccia da quasi trent’anni con l’avventura ancora aperta di Sant’Egidio. Quell’avventura cui Riccardi diede inizio con alcuni compagni di liceo in un anno un po’ speciale: il 1968.