Fonte: Famiglia Cristiana
L’ayatollah Khomeini scriveva dure parole a Giovanni Paolo II: «Il Papa deve pensare al popolo di Cristo, a tutti i popoli diseredati… Dovrebbe elencare al popolo degli Stati Uniti e a tutti i cristiani i crimini di Carter». Venticinque anni dopo, Hassan Rouhani, presidente della Repubblica islamica dell’Iran (fondata da Khomeini dove i religiosi sciiti hanno un ruolo particolare), ha visitato papa Francesco in Vaticano. La dura contrapposizione tra Iran e Occidente, durata a lungo, fino all’accordo sul nucleare iraniano, è finita. Onu e Unione Europea hanno abrogato le sanzioni. Il viaggio di Rouhani in Europa rappresenta la sua politica di apertura, anche in contrasto con le posizioni conservatrici del suo Paese.
Non mancano critiche, specie sul mancato rispetto dei diritti umani nella Repubblica degli ayatollah. Nel 2015, sono state giustiziate 1.084 persone, il numero più alto negli ultimi 25 anni. Forti critiche al rientro dell’Iran sulla scena internazionale vengono da Israele, per l’avversità iraniana allo Stato degli ebrei. Anche l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo avversano l’influenza iraniana e vedono con ostilità i nuovi passi di Teheran. Rouhani viene considerato una faccia “accettabile” d’un sistema amico del terrorismo. Il Medio Oriente è segnato dallo scontro tra sunniti e sciiti, ma anche da numerose conflittualità, oltre che dall’affermazione inquietante del “califfato”. Qualcuno pensa che, per la Santa Sede, sia meglio tenersi fuori, nel solco della prudenza diplomatica vaticana. Ma al Papa stanno a cuore la pace, la sorte dei cristiani mediorientali, il dialogo tra i mondi religiosi. Ha accolto Rouhani nella prospettiva del dialogo ed è stato un incontro di rilievo.
L’`Iran è la più forte realtà sciita (seppure esiste quella irachena, autorevole, che non ha sposato le posizioni di Khomeini). I cristiani stanno scomparendo dal Medio Oriente e la Santa Sede deve agire. Il Libano, Paese decisivo per la convivenza islamo-cristiana, non è riuscito ancora a eleggere un presidente cristiano. Sarebbe facile, per il Vaticano, astenersi. Con l’autorevolezza di leader religioso e uomo di pace, Francesco cerca il contatto con tutti: la sua prospettiva non è l’interesse di parte, ma quello della pace. In Medio Oriente si sta scrivendo una brutta pagina, con l’utilizzo di pezzi di mondo religioso ai fini della guerra e del terrorismo, screditando la dimensione della fede. C’è tanta impotenza delle religioni a trascendere il loro ambito per la pace. La presenza del Papa è una testimonianza importante: mai la guerra e l’odio nel nome di Dio, che è radice della pace.