Fonte: Il Mattino
Nell'ufficio al ministero Andrea Riccardi ha portato con sè un testo di un grande studioso francese di relazioni internazionali, Jean Baptiste Durosell L'invasion, è il titolo del libro degli anni Ottanta, l'immigrazione come invasione ma soprattutto come, sosteneva lo scrittore, realtà di cui bisogna prendere le misure.
L'Italia condannata per i respingimenti versola Libia. Ministro, come giudica la sentenza?
«Con attenzione e rispetto. Ogni richiamo sui diritti umani che ci viene dall'Europa non può non trovare l'attenzione di questo Governo. Conosciuti i particolari faremo anche considerazioni più approfondite».
Ma non può negare che si archivia lastagione dei respingimenti, barconi fermati alla deriva con donne, bambini,uomini come avvenne nel maggio del2009.
«L'obiettivo è contrastare l'immigrazione illegale e colpire i trafficanti di esseri umani, ma non possiamo sottrarci agli obblighi internazionali, europei e costituzionali sul diritto d'asilo e sulla protezione di profughi e di minorenni. C'è poi da aprire un dialogo con i nuovi governi della sponda sud del Mediterraneo per gestire al meglio i flussi migratori. La politica dell'immigrazione è fatta anche di cooperazione internazionale: condizioni economiche migliori nei Paesi di emigrazione possono garantire un futuro ai giovani anche nel Paese di provenienza».
Sarà rivisto l'accordo conla Libiadopo questa sentenza?
«L'accordo conla Libianon prevede di maltrattare i migranti o di violare i diritti dell'uomo. Non sempre questo rispetto è stato garantito nella Libia di Gheddafi. Nei recenti incontri tra il nuovo governo libico e quello italiano è stata ribadita più volte la nostra richiesta di aprire i centri di accoglienza degli immigrati alle organizzazioni umanitarie e di permettere all'Acnur (l'agenzia delle Nazioni Unite per i richiedenti asilo) di svolgere in piena libertà il suo lavoro».
Cambierà la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo?
«I flussi non fanno parte delle mie dirette competenze, ma del ministro Cancellieri, che assolve al suo compito con serietà, precisione e grande senso di umanità. C'è tra noi una particolare sintonia sul fatto che rigore, rispetto dei diritti e solidarietà possono camminare insieme».
C'è il tema della cittadinanza ai figlidegli immigrati con una polemica tra fautori e contrari. Lei che ne pensa?
«Un paese di passaggio come l'Italia non può permettersi uno ius soli così come lo abbiamo conosciuto in grandi Paesi come gli Stati Uniti. Per cui mi sembra una fuga in avanti, date anche le condizioni economiche e sociali del Paese, stabilire automatismi tra nascita in Italia e cittadinanza. Il mio discorso, però, si rivolge ai figli degli immigrati che stanno in Italia da tanti anni: sono ragazzi nati qui, che parlano italiano come prima lingua, che spesso non sono mai stati nel Paese d'origine dei loro genitori e che frequentano le nostre scuole. Per loro è giusto e utile pensare a un percorso di cittadinanza, magari dopo il completamento di un ciclo scolastico. Nella disputa tra ius soli e ius sanguinis, insomma, ho provato a introdurre uno ius culturae».
Il governo presenterà un provvedimento su questa materia?
«La cittadinanza ai figli degli immigrati non fa parte del programma del governo Monti. Da ministro sono molto attento al tema. Esistono alle Camere numerosi disegni di legge sulla cittadinanza e guardo con favore e interesse alla ripresa della discussione parlamentare in vista di una soluzione che possa raccogliere un largo consenso tra le forze politiche».