Fonte: Huffington Post
Il famoso Karlspreis del 2016, il Premio tedesco intitolato a Carlo Magno e alla città di Aquisgrana, è stato concesso quest’anno per la prima volta a un latinoamericano:Papa Francesco. È una sorpresa e un fatto eccezionale. Solo un papa, Giovanni Paolo II, aveva ricevuto il premio, ma i suoi meriti per la fine del comunismo e l’unificazione dell’Europa erano evidenti. Raramente, il noto premio tedesco è attribuito a personalità religiose e spirituali. Si preferiscono in genere politici. Il Premio viene attribuito a personalità “il cui pensiero, di comune accordo, sia stato di riferimento in ambito politico, economico e spirituale”.
Negli ultimi anni i premiati sono stati tutti politici: il socialdemocratico tedesco Martin Schulz nel 2015, il presidente della commissione europea Van Rompuy (un democristiano belga) nel 2014, la presidente lituana Grybauskaitė nel 2013, il democristiano tedesco Schäuble nel 2012, il presidente della Banca centrale europea Trichet nel 2011, il Primo ministro conservatore polacco Tusk nel 2010. Ed è stata, anche in passato, un’onorificenza così sentita da chi la riceveva che Alcide De Gasperi, premiato nel 1952, diede disposizione di farsi seppellire con la medaglia del Karlpreis.
Indubbiamente la scelta della giuria di Aquisgrana di consegnare al papa argentino questo premio – che nel 2009 ebbi l’onore di ricevere anche io insieme alla Comunità di Sant’Egidio – è un segnale forte. Ha influito la grande popolarità europea di Francesco. Ma indubbiamente questo Karlspreis è un messaggio agli europei, nel senso di alzare lo sguardo al di là delle frontiere del continente e superare le divisioni (in particolare quella tra l’Est e l’Ovest, come si è visto recentemente sulla questione dei rifugiati). Papa Francesco, infatti, ha avuto il coraggio di parlare di un’Europa ormai vecchia e ripiegata su se stessa. Non ha insistito sulle sue radici cristiane.
Ma ha indicato invece la necessità di ritrovare la giovinezza del continente, non vivendo per se stessi. La vecchia e ricca Europa non può – per il papa – chiudersi in una logica economicistica, né isolarsi nel benessere o nelle sue grandi risorse materiali e culturali. Deve giocarsi per rafforzare la pace e l’equilibrio in un mondo così incerto. Questa è la sua idea “cristiana” e “umanista” di Europa. Di fronte ai rifugiati dal Sud del mondo, Francesco ha invitato ogni parrocchia europea ad accogliere almeno una famiglia. È una proposta concreta, fatta durante l’Angelus, rivelatrice della visione europea del papa, che tanto insiste su di un continente capace di integrazione (come lo sono stati tanti paesi latinoamericani). Il Premio conferito a Francesco mostra come l’apporto del Papa latinoamericano sia considerato una nuova linfa di pensiero all’esangue coscienza europea.