Fonte: Famiglia Cristiana
L Italia di questi tempi non è solo un Paese nella turbinosa crisi economica, ma è anche una terra ferita. Sì, lo mostrano le vicende del terremoto che ha colpito le popolazioni emiliane e lombarde. Ho visitato recentemente alcune località terremotate, come Mirandola, San Felice sul Panaro, Cavezzo e Moglia. Ho avuto incontri toccanti con il dolore della gente, ma anche con la loro grande forza d'animo. Sono rimasto impressionato dai danni ingenti e dalle distruzioni. Mi ha colpito la coesione delle comunità, il loro civismo, l'impegno dei loro sindaci. Ho visto anche come gli immigrati condividano lo stesso destino delle popolazioni. La continuazione delle scosse ha fatto vivere una condizione di incertezza.
La situazione è molto difficile in un'area tanto importante da un punto di vista economico. Tuttavia c'è una grande voglia di riprendere a lavorare. Visitando quelle terre, ho capito in modo plastico il valore dell'unità d'Italia. L'ho vista chiaramente espressa nella presenza dello Stato, ma anche in quella di soccorritori provenienti dalle più diverse regioni italiane. La grande prova mette in luce come il nostro sia un Paese solidale. Il vero problema ora riguarda il futuro: non dimenticare queste terre e la difficile sfida della ricostruzione.
Il nostro Paese ha l'energia per affrontare questa e altre sfide? Certo, non pochi vivono questo tempo di crisi in modo esacerbato. Basta parlare con la gente per capirlo. Lo mostra anche la crescita dell'antipolitica. Talvolta sembra che le giovani generazioni si tengano lontane dalla politica, quasi fossero solo preoccupate di trovare un futuro per sé. Sono impressioni negative, mentre il "terremoto" economico non finisce.
Un altro caso doloroso ha toccato l'Italia con l'attentato folle di Brindisi che ha colpito una scuola, ferito varie ragazze e ucciso una di esse. Incontrando i ragazzi delle scuole della città, ho visto giovani che contraddicono tutti gli stereotipi sulla loro generazione. Questi ragazzi vivono con passione la scuola, come luogo prioritario dove costruire il loro futuro. Melissa, la ragazza uccisa, nonostante non stesse bene il giorno dell'attentato, è voluta andare a scuola perché teneva a prendere un bel voto. Le ragazze e i ragazzi di Brindisi hanno reagito unitariamente a quel "giorno nero", divenendo parte significativa della mobilitazione della città. Sono una generazione che sente di dover prendere in mano insieme il proprio destino. Non è un movimento contro la scuola e le istituzioni. Anzi, è un movimento che, a partire dalle scuole, domanda una nuova responsabilità e sostiene le istituzioni. Dal punto di vista del lavoro la vita a Brindisi non è facile, specie per i giovani. Ma i ragazzi di questa città hanno mostrato una grande energia morale. In un'Italia ferita, costretta ai sacrifici, vive una forza che forse noi non pensavamo.