Fonte: Corriere della Sera
ROMA – «Quello dei cristiani è un vero dramma del nostro tempo». Che sta succedendo, ministro? «Guardi, qui ci sono due fatti fondamentali. Il primo è che i cristiani, purtroppo non da oggi, sono il bersaglio della violenza: a cominciare dalla violenza radicale islamista che vuole inverarsi attraverso il sacrificio umano del cristiano…».
Non si può dire che Andrea Riccardi si mostri stupito. Di queste cose, il ministro per la Cooperazione internazionale si occupa da anni, come storico e fondatore della comunità di Sant' Egidio: attività diplomatica, innumerevoli incontri per favorire il dialogo tra le fedi e, tra gli altri, un libro pubblicato nel 2000: Il secolo del martirio.
Si riferiva a una definizione di Wojtyla… «Già. Giovanni Paolo II disse che il Novecento era tornato a essere un secolo di martiri. Però la persecuzione, per i cristiani, non è finita: questo, il XXI, è più che mai un secolo del martirio. E anche dove non c' è violenza religiosa, si attaccano comunque i cristiani perché sono miti e rappresentano un saldo e gratuito presidio di umanità: ecco il perché dell' uccisione di tanti missionari».
E il secondo fatto? «È quello, più specifico e oggettivo, della reviviscenza del terrorismo islamista in certe aree "calde". Nell' Africa Occidentale c' è un nuovo attivismo islamista che ha i suoi punti di forza in organizzazioni come Boko Haram, in Nigeria, e Aqmi, ovvero Al Qaeda nel Maghreb Islamico, soprattutto nel Mali. Lì si rischia veramente di trovarsi di fronte qualcosa che ricorda l' Afghanistan… Del resto abbiamo già l' esempio, emblematico, dell' Iraq». Perché emblematico? «Perché in Iraq è in corso una epurazione dei cristiani, una pulizia etnica che attraverso assassinii sistematici vuole costringere i cristiani ad abbandonare le terre che hanno sempre abitato e dove convivono con i musulmani da più di mille anni. In Nigeria sta accadendo qualcosa di analogo: soprattutto nel Nord islamizzato, si vuole costringere all' esodo la minoranza cristiana».
Sì, ma perché? «Perché i cristiani sono miti e si confrontano, dialogano, sono una garanzia di pluralismo che il totalitarismo musulmano vuole annientare. Gli attentati a luoghi di culto sono l' espressione di un totalitarismo imbestialito: colpire gente in preghiera è una vera bestemmia, anche se gli islamisti lo fanno in nome di Dio» Parlava della Nigeria: e in Kenya? «Lì si avverte un contagio della crisi somala. L' attentato terribile di Nairobi, in una situazione etnica già fragile, mira ad atterrire e minacciare i kenioti che sono intervenuti a favore del governo somalo».
Lei ha detto che gli islamisti sono un pericolo per i musulmani stessi… «… e lo confermo: tanti musulmani sono preoccupati per gli attacchi ai cristiani» Ma i loro leader non sono un po' timidi di fronte al totalitarismo islamista? «Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un libro. L' Islam è molto complesso, nella sua pentola bollono cose diversissime. Non si può generalizzare». C' è il rischio che la metastasi si diffonda per l' Africa? A cominciare da ciò che resta della primavera araba? «Parlare dell' intera Africa è eccessivo. Ci sono le due zone calde di cui abbiamo parlato, aree di destabilizzazione molto grave. Quanto alla primavera araba, i partiti musulmani religiosi hanno ormai egemonizzato la protesta. La nostra speranza è che riescano a coniugarsi con la democrazia: le cose, per ora, sembrano andare in questa direzione. Vedremo cosa succederà in Egitto. Lì c' è una grande attesa che lascia i cristiani con l' animo sospeso».
I vescovi in Siria sono assai indulgenti con Assad… «La maggioranza dei cristiani arabi è preoccupata di perdere la protezione che aveva sotto i regimi dittatoriali. La vicenda dell' Iraq li spaventa molto: non c' è dubbio che la dittatura di Saddam li proteggeva più di oggi. Si capisce il timore che hanno in Siria, anche se poi rischiano di apparire come amici di Assad». L' Europa e l' Italia cosa possono fare? «Nelle mie conversazioni con esponenti del mondo musulmano, ho sempre affrontato il tema delle minoranze e della loro tutela, e non per motivi confessionali ma perché è una garanzia per tutti: oggi tocca soprattutto ai cristiani, domani arriverà l' ora del musulmano diverso, dei laici, delle donne, delle minoranze etniche… Il totalitarismo è un mostro che, alla fine, divora i popoli».
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Nel mondo: Persecuzioni contro i cristiani sono in atto in molti Paesi, soprattutto in Asia e Africa, da parte di fondamentalisti islamici o indù, con attentati a fedeli e ai luoghi di culto, e da parte di regimi, con restrizioni alla libera pratica religiosa Africa I Paesi che negli ultimi tempi hanno registrato maggiori attacchi nel continente contro i cristiani sono la Nigeria (dove il 40% della popolazione è di questa fede), il Sudan (9,1%) e l' Egitto (11%). Nei primi due casi la questione religiosa è inserita in un ampio scontro politico e in parte militare Asia La fede cristiana non può essere professata liberalmente in Afghanistan, Arabia Saudita e Corea del Nord. Ha invece restrizioni in Cina, Pakistan, Bhutan e Iran. Persecuzioni sono particolarmente frequenti contro i cristiani in India, Iraq e ancora in Pakistan La classifica Per l' organizzazione cristiana Usa Open Doors, la classifica dei Paesi più ostili ai cristiani stilata nel 2011 vede in prima fila la Corea del Nord, seguita da Afghanistan, Arabia Saudita, Somalia, Iran, Maldive, Uzbekistan, Yemen, Iraq e Pakistan