Fonte: Il Messaggero
Egitto, Libia, Siria, Libano, Nigeria, Marocco, Tunisia. Dalle immagini che scorrono in tv il dilagare della protesta è più estesa e violenta del previsto. Ministro Andrea Riccardi tra Islam e Occidente torna a far capolino un nuovo scontro tra civiltà?
«Non esistono risposte semplici per una situazione tanto complessa. Abbiamo di fronte un mondo immenso, di centinaia di milioni di esseri umani che sta attraversando una fase di transizione, e non una fase di assestamento. È inutile cercare risposte tutte negative o tutte positive solo per trovare una rassicurazione. Questa è una storia articolata dove noi siamo spettatori e in parte anche attori».
Hungtinton, allora, aveva ragione.
«Quella è una vecchia tesi e i cattolici ne parlavano già criticamente negli anni Trenta. Spengler ne scriveva addirittura decenni prima. Semmai l`analisi da fare è un`altra. Prima di tutto ci sono gli scontri all`interno del mondo islamico, tra sciiti e sunniti, come avviene in Iraq o nel Libano del Nord. In Siria i sunniti sono in rotta di collisione con gli alawiti. E comunque, nel grande mosaico della Primavera Araba si è fatto strada il dissenso tra salafiti e Fratelli musulmani. A mio parere è questo il punto centrale».
Uno scontro tra estremisti.
«I Fratelli musulmani, che hanno vinto le elezioni in Egitto, credono nelle istituzioni e nella costituzione. I salafiti, invece, mantengono intatte le loro posizioni radicali considerando il Corano l`unica legge suprema».
Ma perché l`Islam moderato non riesce a contenere le spinte fondamentaliste?
«Il termine Islam moderato lo abbiamo coniato noi. Cosa intendiamo? Se consideriamo i Fratelli musulmani (ma anche Erdogan in Turchia) come parte dell`Islam moderato, allora certamente l`Islam moderato costituisce la maggioranza, mentre i salafiti rappresentano la minoranza. Anche se esiste un altro aspetto importante da non sottovalutare, l`azione di al Qaeda. Undici anni fa Osama bin Laden lanciava la sfida all`Occidente per compattare il mondo musulmano con l`idea del grande califfato. Oggi i qaedisti, dopo la morte di bin Laden, sono frammentati benché la strategia di fondo sia restata la stessa: da una parte colpire l`Occidente e dall`altra avere l`egemonia sulle masse censurando i Fratelli musulmani per le loro posizioni moderate nel tentativo di occupare nuovi spazi. Un attivismo pericoloso che finisce per creare tanti nuovi Afghanistan sullo scacchiere mondiale. Pensiamo all`Africa sub sahariana. Il nord del Mali, per esempio, attraversato dalle rotte del terrore. Ecco perché si deve insistere a rafforzare il Burkina e il Niger, aiutandoli a reggere l`impatto. La presenza italiana è importante ed è per questo che firmerò un accordo di cooperazione con il ministero degli Affari esteri del Burkina a giorni».
Altro che Primavera Araba.
«Ogni Paese ha la sua storia. Io non parlerei di una involuzione, ma di una lotta tra salafiti e Fratelli Musulmani a cui va aggiunta l`opa dei qaedisti per il controllo delle masse islamiche. Ogni Paese, tuttavia, ha la sua evoluzione. Egitto, Tunisia, Libia, Siria. Il cammino verso la stabilità e la democrazia è difficile e comunque penso che per tutti il problema da vincere, prima dei salafiti, sia la disoccupazione e la miseria di troppe persone».
In questi giorni il Papa è in Libano a parlare di concordia, di pace, a implorare il dialogo.
«Un viaggio coraggioso, considerando che la situazione là è tutt`altro che sicura. Il Papa è andato a dare tre messaggi. Il primo riguarda il valore della convivenza tra cristiani e musulmani, il secondo per far sentire la vicinanza della Chiesa ai cristiani d`Oriente e il terzo per invitare i patriarchi a una certa moderazione, dato che in talune circostanze sono sembrati eccessivamente filo siriani. Stasera accoglierò Benedetto XVI all`aeroporto di Ciampino di ritorno da Beirut».
Ha avuto modo di vedere su Youtube il film blasfemo su Maometto?
«No. Quel filmato è il frutto dell`irresponsabilità dei popoli liberi. La libertà dovrebbe accompagnarsi non tanto alla censura ma alla responsabilità. Del resto basta dare una occhiata sul web per vedere come circola la propaganda antisemita e filo nazista».
Come aiutare il mondo arabo a superare questo momento?
«Cercando soprattutto di essere presenti. I nostri rapporti con la Tunisia, la Libia, l`Egitto sono importanti e saldi. Davanti alla Siria intravedo tanta impotenza e penso che si debbano trovare gli strumenti in grado di evitare un conflitto, per non ripetere certi errori di tipo interventista. Non può andare avanti la logica: o si fa la guerra, oppure niente».
Sono state attaccate le ambasciate americana, britannica e tedesca. Gli italiani sono anche loro nel mirino?
«Non lo so. L`Italia nel mondo arabo godeva di una grande popolarità che è un po` diminuita negli ultimi decenni. Credo, tuttavia, che abbia ancora buona popolarità».
A Sarajevo si è appena concluso il Meeting di Sant`Egidio, una palestra di dialogo per tutti.
«È stato toccante e bello. Il futuro non è il conflitto di civiltà ma la civiltà del vivere assieme. Questa è la risposta vera ai fondamentalismi che nascono dalla paura della globalizzazione e dalla volontà di potenza. Noi europei abbiamo un grande compito, perché siamo già la realizzazione del vivere assieme».
L`Islam e il Cristianesimo possono convivere?
«Si. Devono, e senza che nessuno perda la sua identità».