Fonte: Il Mattino
La sorpresa di papa Francesco «non è l'emozione di un momento. La Chiesa del nuovo papa è un popolo che il pontefice intende guidare, ma anche accompagnare e persino seguire». È quanto dice Andrea Riccardi, fondatore nel 1968 della Comunità di Sant' Egidio, ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione nel governo Monti, autore del libro «La sorpresa di Papa Francesco» (edito da Mondadori). Ieri pomeriggio, al Museo diocesano, in largo Donnaregina, un dibattito a più voci con il cardinale Crescenzio Sepe, lo storico Giuseppe Galasso e il direttore di Rai Vaticano Massimo Milone per presentare un'istantanea di questi primi sei mesi di pontificato. Concorda il cardinale Sepe che parla di un uomo «venuto dall'altra parte del mondo», ma che si sta avvicinando a tutti «e che con il suo stile immediato riesce a colpire i cattolici e i non cattolici.
Un uomo – prosegue Sepe – di cui avvertivamo la necessità in un momento critico, in una società colpita da dubbi e tentennamenti che grazie al Papa sembra uscire dal clima di declino e capire che qualcosa di nuovo può accadere nella vita di chi crede. Che c'è speranza per il futuro». Riccardi, analizzando il passato del porporato argentino, e leggendo i primi mesi di pontificato, ribadisce che «si è percepito subito un cambiamento di rilievo». Dal 13 marzo scorso, dice lo studioso, autore anche di un volume su Giovanni Paolo II, «siamo testimoni di una ventata di freschezza umana ed evangelica». Possibile, si chiede Riccardi, che i problemi della Chiesa siano stati tutti risolti dall'avvento di papa Francesco? Certamente no. «Ma è un fatto – prosegue – che per cominciare il Papa abbia ridato alla parola "simpatia" la sua centralità nella Chiesa, non nel senso di rendere gioiose e serene le persone, o per lo meno non è solo questo, ma nell'entrare in comunione con chi si ha davanti, anche attraverso una nuova qualità della comunicazione». Sin dall'inizio, interviene Milone, «Bergoglio ha dimostrato di avere le doti del comunicatore. Ha messo al centro il Vangelo, instaurando la strada del dialogo, partecipando alla sofferenza e agli stati d'animo degli altri, tracciando l'identikit di una Chiesa povera per i poveri e con i poveri». Come già è indicato nel nome che ha scelto, come spiega Galasso: «In Francesco troviamo un programma e uno stile inediti». Ecco la novità, e come dice Riccardi «la scommessa del cristiano, la scommessa di papa Francesco: utilizzare e rendere attuali parole e valori universali, amore, fede, misericordia, carità».