Fonte: Corriere della Sera
Ministro Andrea Riccardi, come nasce l`idea del Manifesto «Verso la Terza Repubblica», di cui lei è uno dei più convinti promotori?
«Nasce dalla conversazione tra persone appartenenti a mondi diversi. Da Raffaele Bonanni e me, che ci interroghiamo da tempo sulla crisi della politica, da Montezemolo che ha lanciato il movimento Italia Futura a un esponente della giovane generazione, come il presidente delle Acli Andrea Olivero, a un uomo delle autonomie come il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai. Un manifesto in cui vive l`innesto di una cultura laico liberale con quella cattolica e che raccoglie tante istanze che salgono dalla società civile e dal mondo produttivo».
Che cosa non ha funzionato nella Seconda Repubblica?
«La crisi è evidenziata da tanti fatti. Ne cito uno: l`immensa ondata dell`antipolitica che continua a essere sottovalutata, perché non basta chiudersi dietro le porte del Palazzo per fermare la delegittimazione popolare. E finita una stagione fatta troppo spesso da antagonismi e partiti emozionali e personali. Non che tutto sia da buttare, ma credo che a chiudere oggettivamente questa fase sia stata la scelta responsabile nel novembre scorso anche dei tre maggiori partiti quando hanno sostenuto il governo Monti».
Che cosa rappresenta l`area che si raccoglie attorno al vostro Manifesto? Volete fare un nuovo partito?
«Come per un tic, per un riflesso condizionato, si dice che questo è il partito di Montezemolo, di Bonanni o di Riccardi. Si tratta invece di uno spazio civico che non è personalizzato in un leader, ma che si offre come un movimento di idee: c`è proprio bisogno di idee in una stagione in cui la passione civile sembra ridotta e gli ideali diminuiti, come emerge dalla vicenda della nuova tangentopoli. E la nuova legislatura non deve essere il trascinamento dell`attuale, ancor più assediata dall`antipolitica, ma una stagione costituente in cui ripensare la costruzione del sistema e ravvivare lo spirito del Paese. Dobbiamo tenere insieme crescita e solidarietà, naturalmente nel rigore necessario».
Prima o poi però dovrete fare i conti con l`Udc di Casini che è da lungo tempo al centro degli schieramenti politici.
«Si deve riconoscere a Casini il merito di avere tenuto aperto uno spazio nella tenaglia del bipolarismo. Oggi sono saltate tante categorie politiche. Occorre saper interpretare una stagione nuova e diversa».
Dialogando più con il centrodestra che tenta di rinnovarsi o con il Pd delle primarie?
«Per un movimento di società civile come il nostro il problema non sono ora le alleanze ma la cultura politica e le idee. Il nostro è un manifesto, per l`Europa perché la sua crescita e la sua unione sono una discriminante decisiva per affrontare non solo la crisi, ma i futuri scenari della globalizzazione. Senza Europa decliniamo nell`irrilevanza o in pericolosi populismi. Politicamente ci accomuna la convinzione che l`esperienza governativa di Mario Monti non sia il tramonto della Seconda Repubblica, ma la premessa e l`ispirazione di una legislatura costituente con riforme incisive. Per questo parliamo di agenda Monti e del ruolo che il presidente potrà giocare in futuro».
Le elezioni sono però vicine e prima o poi bisognerà fare delle scelte.
«La nostra è una lettera di invito a un momento di incontro, proponendo alcuni pensieri per inaugurare una nuova stagione della Repubblica. L`appuntamento di metà novembre non è la creazione di una lista elettorale. È la confluenza di idee e speranze per far rinascere la passione civile per la politica. Naturalmente le elezioni sono vicine e, al momento opportuno, coloro che aderiscono si prenderanno le loro responsabilità».
Dalla lista di chi ha già firmato il Manifesto mancano alcune personalità che hanno dialogato nelle ultime settimane con la vostra area, come Emma Marcegaglia e Oscar Giannino.
«E auspicabile che si aggiungano nuove firme. Certo, pensando all`Italia sono auspicabili molte altre adesioni, ma sono colpito dal fatto che in un solo giorno ne sono state raccolte 1.5oo».
Non c`è comunque una grande incognita al vostro percorso, che si chiama Porcellum? Se non cambia la legge elettorale non sarà difficile creare uno spazio politico per il centro?
«Alcuni sostengono che prima di prendere l`iniziativa bisogna aspettare che si sciolga il nodo della riforma lettorale. Ma la passione politica non può restare prigioniera di tatticismi vecchia maniera. Il Paese reclama a gran voce il cambiamento del modo di fare politica a partire dalla legge elettorale, lo stesso auspica da tempo il capo dello Stato. Disattendere questa richiesta sarebbe dare ragione all`antipolitica»