Fonte: Il Sole 24 Ore
"L'offerta è possiamo è smisurata ma non possiamo fare un'opera repressiva e moralistica. Dobbiamo invece lavorare attraverso una campagna educativa, perché se il gioco d`azzardo si introduce nel costume quotidiano delle famiglie italiane, si consolida una cultura di massa che ha risvolti pesanti e costi sociali altissimi».
Sul tema Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l`integrazione, non ha mai celto mezze risposte o diplomatiche vie di fuga.
Ministro, il conflitto di interesse è evidente; da un lato i Monopoli spingono il business e dall`altro la arte di Stato attenta ai cittadini tenta di tutelarli, con molte difficoltà…
È vero, lo Stato sì compone dì diversi interessi e noi abbiamo la responsabilità di equilibrarli. Dobbiamo difendere i cittadini rendendoli consapevoli dei rischi che incontrano, non dando battaglia ai Monopoli, ma tutelando i minori e le fasce deboli e modificando l`ingannevole messaggio vincente che molte pubblicità legano al gioco. In più, proprio nei momenti di maggiore crisi economica, quando le sicurezze sono poche, il gioco può apparire come una via di fuga, può rappresentare una falsa peranza. Per questo è importante lavorare sull`informazione: chi gioca deve essere consapevole dell`alea, deve sapere quante possibilità ha di vincere. Chi compra un biglietto della lotteria oggi sa
solo quanti milioni di euro sono in palio. Deve anche conoscere con precisione quanti biglietti sono tati stampati e quali sono le reali possibilità di vincita.
Il bombardamento pubblicitario, infatti, rappresenta un pericolo, ma come succede sempre in presenza di grandi interessi, in molti minimizzano i rischi.
Guardi, dopo le mie dichiarazioni sul gioco d`azzardo ho ricevuto moltissime lettere e ho raccolto altrettante storie. Storie incredibili, di personé e famiglie rovinate dal gioco, testimonianze talmente drammatiche da sembrare romanzesche, e che rendono impossibile sottovalutare il problema.
Quindi, quali sono le soluzioni?
Con il ministro della Salute Balduzzi stiamo lavorando su due piani: quello della pubblicità e quello del riconoscimento effettivo della ludopatia come malattia e, come tale, problema da prevenire e curare. Per quanto riguarda la pubblicità, occorre che sia trasparente, evitando messaggi ingannevoli. Poi, per controbilanciare, bisogna proporre campagne di comunicazione ché raccontino i rischi e le onseguenze del gioco d`azzardo.
E per i minori?
Innanzitutto bisogna fare in modo che i messaggi pubblicitari siano esclusi dalle fasce orarie protette, evitare cartelloni nei mezzi pubblici, affissioni lontane dalle scuole, spot in trasmissioni o su riviste destinate ai ragazzi. Mi ha colpito una pubblicità destinata alle scuole superiori: diceva in sostanza che chi non gioca, sia pure con moderazione, è un "tristé". Il gioco, nella storia, ha sempre avuto una finalità sociale di gruppo. Pensiamo alle allegre tombolate natalizie in famiglia. Invece questo è un gioco che si fa da soli, davanti a un computer o a una macchinetta. A me sembra molto più triste questo.
Gli adulti a rischio non sono pochi, si parla del 2% di coloro che hanno giocato almeno una volta. Per loro quale tutela?
Gli adulti vanno "attrezzati" con l`informazione. La vita sociale è libera e autonoma e non si può pensare di risolvere i problemi con la repressione statale. Per il Paese il gioco rappresenta un doppio problema che ha però cure diverse: quello abusivo che alimenta la criminalità organizzata e che va combattuto con durezza, e quello regolare che va affrontato rendendo consapevoli i cittadini. Lo Stato guadagna molto dal gioco e, quindi, deve non solo tutelare le fasce deboli, ma anche farsi carico delle persone che rimangono "impigliate" nella rete del gioco d`azzardo compulsivo, le quali, oltre ad andare in rovina finanziaria, finiscono molto spesso per alimentare il perverso circuito dell`usura.
L`offerta, Ministro, resta però ampia e ubiqua…
È vero; è per questo che sarà necessaria una responsabilizzazione degli enti locali…