Fonte: Il Sole 24 Ore
Andrea Riccardi, docente di storia contemporanea, fondatore della Comunità di Sant`Egidio e ora ministro per la Cooperazione Internazionale e l`integrazione, tiene nella sua casa romana circa trentamila volumi. Sono catalogati come quelli delle biblioteche e una nota a matita sul frontespizio segnala le riflessioni più importanti che quelle pagine hanno regalato alloro proprietario.
Qual è il libro della sua vita?
I santi vanno all`inferno, di Gilbert Cesbron. Uscì nel `52, e raccontala storia di Pietro, un prete operaio impegnato nella banlieu operaia di Parigi. C`è una toccante descrizione di un mondo imbevuto di miseria, di violenza, di sfruttamento. Pietro si prodiga, riceve a casa sua gente di ogni tipo, celebra ogni sera la messa in francese e non in latino, ma infine, esausto e sfiduciato, chiederà di essere trasferito. Guardando i parrocchiani di Pietro il cardinale di Parigi Suhard dice sconsolato: «Questi li ho perduti tutti».
Credo che la lettura di questo libro abbia anche avuto una parte importante nella nascita della Comunità di Sant`Egidio.
La scoperta del disagio delle periferie romane…
Sant`Egidio nacque nel `68 dall`incontro tra un gruppo di studenti e la "seconda Roma": Primavalle, la zona del Cinodromo, ambienti fatti di baracche, di balordi, di sradicati. Luoghi dove sembrava che solo il Pci potesse muoversi. Avevo già scoperto questa realtà così cruda attraverso Pasolini, al quale avevo dedicato la mia tesina per la maturità.
Dopo la lettura de I santi vanno all`inferno la mia attrazione per questa umanità di "ultimi" crebbe ancora. Sentivamo che dovevamo impegnarci per portare tra di loro la carità e la parola di Cristo.
Un `68 cattolico…
Sì, io ho fatto il `68 con il Vangelo in mano, la nostra fu una risposta cattolica a quella stagione. La drammaticità delle borgate
romane mi svelò l`anima troppo salottiera del marxismo del movimento studentesco. A tanti anni di distanza, posso fare anche un`altra riflessione: allora pensavamo davvero che il potere fosse nel "palazzo" di pasoliniana memoria. Oggi mi chiedo che cosa sia davvero il potere, e dove si trovi, perché mi sono reso conto della quantità di vincoli che lo limitano. E questo vale soprattutto per il potere politico.
Nel suo pantheon letterario si deve sentire l`afflato del cattolicesimo…
Apro quotidianamente la Bibbia, ma non è un romanzo. Amo moltissimo I Promessi Sposi, un`altra grande storia di umili, che insegna
come un percorso dí dolore e di sconfitte possa infine portare alla vittoria, ed esprime magnificamente attraverso i suoi vari personaggi
l`umanità italiana. Ma amo anche un libro poco noto, I1 Prigioniero di Aleppo, di Miro Silvera, un atto di fede nella possibilità di una pacifica convivenza tra cristiani, ebrei, musulmani.Un tema di straordinaria attualità nel Mediterraneo del Sud, e ormai anche in Italia, con la crescente immigrazione.
Legge anche letteratura d`evasione?
Leggo soprattutto libri di storia, e non solo perché hanno a che fare più direttamente con il mio layoro.I romanzi per me sono in un certo
senso pericolosi, perché quando li inizio mi costringono a non interrompere la lettura fino alla fine. E di tempo, ormai, tra gli incontri istituzionali e la lettura di documenti del mio ministero, me n`è rimasto molto poco.