Fonte: Famiglia Cristiana
Sono passati 50 anni dall'apertura del concilio Vaticano II. Benedetto XVI ne ha fatto memoria, ricordando l'entusiasmo di quei giorni e ha sottolineato che «noi tutti siamo davvero debitori di questo straordinario evento ecclesiale». La maggior parte dei cattolici oggi sa cos'è il Concilio, ma lo colloca nel passato come un evento di ieri. Perché allora tanta enfasi sul ricordo di quell'evento? È una nostalgia da vecchi o da reduci? Il Concilio – ha detto Giovanni Paolo II – è una "bussola" per la Chiesa nel XX e nel XXI secolo: «È la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre».
Nel suo Testamento, Wojtyla ha scritto: «Stando sulla soglia del terzo millennio "in medio Ecclesiae", desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del concilio Vaticano II, al quale insieme con l'intera Chiesa -e soprattutto con l'intero episcopato – mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle sue ricchezze».
Nel 1962, quando si aprì, c'era ancora la guerra fredda. Abbiamo dimenticato il terribile peso del comunismo mondiale di allora, il mondo era radicalmente diviso. Il Vaticano Il fu il primo evento "globale", radunando padri conciliari di tutte le parti del mondo, nell'unità della fede e della comunione. Un grande segno di pace. Il Concilio si pose il problema di come vivere con gli altri (i non cattolici cristiani di altre confessioni, gli ebrei, i musulmani i fedeli di religioni asiatiche, i non credenti). Ma soprattutto volle una Chiesa capace di essere all'altezza della sua missione: comunicare con freschezza la buona notizia del Vangelo.
Il Vaticano II ha preparato la Chiesa a vivere nel mondo globale. In questo tempo di morte del prossimo", la Chiesa resta una comunità concreta di donne e uomini, raggiungibile, una parrocchia sul territorio. Non si dissolve nel virtuale. Ha una sua identità di fede. In città e periferie anonime è una famiglia di credenti, mentre crede nella famiglia e pratica la prossimità ai poveri. Eppure questa Chiesa tratta da tutte le nazioni era già una globalizzazione prima che si parlasse di globalizzazione. Per lei lo straniero non è un estraneo, è la Chiesa cattolica, universale, che vive in tutta la terra. Secondo l'antica sapienza della Lettera a Diogneto, per i cristiani «ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera». È quella Chiesa che richiama tutti a vivere in una dimensione più larga e su un orizzonte più aperto. In un mondo in cui molti sono disorientati (tra cui anche non pochi cristiani), il Concilio è una "bussola" sicura che guida verso il futuro e all'incontro con Dio.