Fonte: Famiglia Cristiana
Questi sono stati giorni molto intensi per la Chiesa cattolica. Si è chiuso da poco il Sinodo dei vescovi, in cui si è discusso sulla famiglia nel mondo contemporaneo. Sono emerse sensibilità differenti, anche perché i problemi sono molti. Parlare di famiglia è discutere della realtà degli uomini e delle donne, ma anche dei bambini e degli anziani, tutti stretti in un comune vincolo di destino. E nella società globalizzata soffre tutto ciò che è legame, mentre si esalta l’individuo da solo. Così i padri sinodali hanno discusso dell’umanità dei nostri giorni, sotto l’angolatura della famiglia. Papa Francesco era con loro e ha più volte richiamato alla misericordia verso la condizione umana. Ovvio che misericordia non significhi distruggere o cambiare la dottrina della Chiesa. Non si può parlare – anche se c’erano al Sinodo preoccupazioni diverse – di un partito di vescovi per la misericordia e di un altro per la dottrina. Così concepiti sono caricature mediatiche. Il Sinodo ha concluso con un documento unitario rimesso al Papa, che ha voluto un dibattito nella Chiesa (il che non significa necessariamente divisione). Sarà lui poi, con la sua responsabilità, a sviluppare l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia negli anni a venire. Quello che suscita stupore è l’attacco portato al Papa in tanti modi, come con la diffusione di false notizie sulla sua salute. Qualcosa di simile era già avvenuto nei confronti di papa Benedetto. Ma con Francesco c’è come un processo di screditamento attraverso false notizie o insinuazioni, quasi che il Papa argentino non governasse la Curia e la Chiesa, ma fosse tutto dedito al rapporto con il popolo. Questo viene da fuori. Ma talvolta anche personalità della Chiesa, che dovrebbero professare rispetto, assumono toni raramente usati verso il Papa. Sono eccezioni, certamente. Ci si ricordi che mettere in discussione la figura del Papa è infragilire il custode della dottrina e della tradizione della Chiesa, ma anche il garante della comunione e della libertà di tutti. Già con papa Ratzinger, abbiamo visto come queste forze inconsulte (interne o esterne?) siano pesanti. Francesco non ha bisogno di essere difeso. Ma tutti – cardinali, vescovi, popolo di Dio, credenti – ricordano bene quel che ha fatto dal 2013, quando la Chiesa sembrava vivere momenti bui. Forse è l’ora di stargli più vicino. Non ho da insegnare niente. Ma sento gratitudine per lui. E mi piacerebbe che fosse più espressa.