Benedetto XVI non sarà ricordato solo per le dimissioni, ma per il rigore intellettuale, la fede e l’attenzione alle persone, soprattutto se fragili. L’editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana
Sono rimasto colpito dell’affluenza della gente davanti al feretro di papa Benedetto, esposto nella Basilica vaticana, e della partecipazione (non solo di italiani) ai suoi funerali. Eppure sono quasi 10 anni che è Papa emerito, completamente fuori dai riflettori, anche se gli addetti ai lavori vaticani si sono interrogati sull’inedita convivenza tra i due Papi nello stesso recinto vaticano. Un fatto veramente nuovo. Non che siano mancati nella storia papi dimissionari, ma le condizioni in cui si dimisero erano turbolente. Molto nota è la rinuncia di Celestino V che, nel 1294, depose le insegne pontificie per riprendere gli abiti dell’eremita. Fu posto sotto ferreo controllo dal successore Bonifacio VIII. Ma, prima di lui, altri Papi erano stati costretti alla rinuncia o deposti con interventi del potere politico. La rinuncia poi regolò la situazione tra Papi e antipapi durante lo scisma d’Occidente.
In realtà vari Papi del Novecento hanno pensato alle dimissioni: Pio XII di fronte alla minaccia di rapirlo da parte di Hitler e poi per i problemi di salute; così papa Giovanni XXIII e Paolo VI in caso di inabilità. Giovanni Paolo II studiò la questione, ma decise di restare nonostante la malattia: «Gesù non è sceso dalla croce», disse. Papa Ratzinger ha deciso in altro modo. Una novità assoluta, apparsa sorprendente per un uomo della tradizione come lui.
Ma Benedetto XVI non è stato significativo solo per la rinuncia. Di molti aspetti si parla nelle pagine che seguono. Vorrei sottolinearne solo uno, di cui sono stato anche testimone. Era stato eletto per mettere ordine dopo il pontificato carismatico di Wojtyla e gli anni della sua malattia.
Era considerato un “rottweiler”, il pastore tedesco. Fu tutt’altro. Anzi deluse in buona parte chi lo aveva sostenuto. Infatti era profondamente mite. Non era facile per lui il rapporto con le folle, come invece era stato per il predecessore e sarà poi per il successore. Tuttavia fece un grande sforzo per cambiare stile. Ma eccelse nel rapporto umano, sempre molto attento alle persone e cortese con loro.
Profondamente credente e uomo di preghiera, era una personalità di grande rigore intellettuale e di forte onestà: quasi ingenuo, tanto da non capire la piccolezza, se non la bassezza, delle persone. Aveva un senso alto del suo dovere di Papa, compiendolo sino alla fine in tante visite nel mondo, in Italia e nella sua diocesi.
Coglieva finemente il clima in cui si trovava, come – ricordo – durante la visita a una casa per gli anziani della Comunità di Sant’Egidio, quando disse: «Nessuno può vivere solo e senza aiuto… E in questa casa vedo, con piacere, che quanti aiutano e quanti sono aiutati formano un’unica famiglia, che ha come linfa vitale l’amore». In quella visita, poco tempo prima dell`annuncio delle dimissioni, si rivolse così agli anziani: «Pregate per la Chiesa, anche per me, per i bisogni del mondo, per i poveri, perché nel mondo non ci sia più violenza. La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti».
Per quasi 10 anni, Benedetto, isolato nei giardini vaticani, ha vissuto ritirato, credendo proprio che la preghiera protegge il mondo. Non è facile ritirarsi del tutto dopo aver tanto lavorato e insegnato. Ma Ratzinger sorprendentemente realizzava quanto aveva scritto nella Deus Caritas est: il cristiano «in umiltà farà quello che è possibile fare e in umiltà affiderà il resto al Signore. È Dio che governa il nostro mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché egli ce ne dà la forza».