Fonte: Famiglia Cristiana
I cristiani soffrono in tante parti del mondo. A ottobre l’Isis ha assassinato tre cristiani assiri in Siria. Il fatto non ha suscitato reazioni, anche perché gli assiri sono un gruppo piuttosto malvisto da vari settori cristiani per un’antica diffidenza. L`accaduto è un segno preoccupante anche per altri 253 assiri rapiti dall’Isis. I terroristi chiedono un riscatto. Il loro vescovo, Afram Athnil, che vive tra il territorio dei curdi e quello di Assad, ha scritto all`Isis, dichiarando che i cristiani sono pacifici e non combattono nel conflitto. Purtroppo è stato lasciato solo. Ma, nonostante la debolezza della sua Chiesa, è riuscito a liberare più di 150 dei suoi.
Così soffrono i cristiani. Papa Francesco ne ha parlato come del “martirio contemporaneo”. Oggi, forse, i media sono un po` più attenti ai perseguitati. Qualche giorno fa hanno dato notizia di un triste fatto accaduto nelle Filippine: nove cristiani uccisi e un villaggio attaccato dai ribelli islamici. Ma cosa si può fare? Non c`è una risposta facile. Ma non bisogna rassegnarsi alla loro sofferenza come a qualcosa di normale. La guerra, poi, peggiora sempre la loro condizione: í conflitti in Iraq e Siria hanno distrutto le comunità cristiane. Ci vuole subito la pace! Ma non basta. Talvolta i cristiani sono un obiettivo per la loro vita pacifica o per la loro fede. Colpirli rappresenta, per gli estremisti islamici, una specie di legittimazione. È necessario monitorare le situazioni di rischio che li vedono coinvolti: è un’esigenza che interroga la Chiesa cattolica, le altre Chiese o le istanze ecumeniche.
Non si può prevenire e aiutare di più? Non sempre è facile. Ma non si può assistere impotenti. Laddove è possibile, si deve provare a intervenire con intelligenza, solidarietà e coinvolgimento della comunità internazionale.
Non bisogna vergognarsi di dire che – lo ha fatto il Papa – i cristiani oggi sono la comunità religiosa più perseguitata al mondo. Questo è anche una lezione umana per noi che viviamo al sicuro. Chiede preghiera e solidarietà da parte nostra per quanti soffrono. Ma ci apre anche a una comprensione del cristianesimo oggi come di una comunità umile, sofferente, povera. Non per nutrire il vittimismo o legittimare “crociate”, ma per capire meglio la realtà del cristianesimo oggi e vivere in maniera conseguente.