20/02/2012 «Ici per tutti, ma va tutelato il no profit. In politica non serve un nuovo Centro»

di gigasweb

Fonte: La Stampa

 

Ministro Riccardi, sono ormai cento giorni di governo Monti. Che giudizio dà di questa esperienza.
 
«Non vorrei essere autoelogiativo».
 
Non lo sia.
 
«Posso dire che in cento giorni abbiamo fatto molte cose e oggi la grande speranza è quella di una ripresa della società italiana».
 
Di chi è il merito?
 
«Della capacità di una azione coordinata del governo prima di tutto e poi del sostegno responsabile delle forze politiche».
 
Se l'aspettava un sostegno di questa misura?
 
«No, francamente non me l'aspettavo».
 
A che punto siamo nell'opera di risanamento?
 
«Siamo a buon punto. Abbiamo ripreso credibilità internazionale, come ha mostrato l'esito del viaggio di Monti negli Stati Uniti».
 
E per il suo ministero come sono stati questi cento giorni?
 
«Sono partito da zero».
 
A volte è un vantaggio.
 
«Si, a volte. Ma nel mio caso ho dovuto mettere in piedi ex novo le strutture operative, soprattutto su due campi che sono quello della cooperazione e dell'integrazione. E non è facile».
 
Deve fare cooperazione in un momento di vacche magre…
 
«La cooperazione non è solo un dovere di solidarietà, ma comporta la presenza del nostro paese in alcune aree del mondo. Pensiamo all'Africa: sarebbe impensabile non essere presenti in Africa, che non è solo una realtà da aiutare ma anche un continente dalle grandi risorse e di notevole importanza strategica. Sono stato pochi giorni fa nel Niger, che era uscito dalla cooperazione; un paese democratico, che va aiutato, in un'area complicata dove si incrociano trafficanti di esseri umani, di droga e terroristi».
 
È di questi giorni anche la sua denuncia all'Antitrust sui prezzi dei prodotti per bambini.
 
«Ho anche la delega sulla famiglia: e ci siamo resi conto che latte in polvere, pannolini e omogeneizzati in Italia hanno un prezzo superiore del 30/40 per cento rispetto alla media europea, tant'è che i genitori italiani organizzano spedizioni all'estero. Vorremmo capire il perché».
 
Lei è un esponente importante del mondo cattolico. Come vede la polemica sull'Ici dei beni ecclesiastici?
 
«Sono stato chiaro fin da subito, diciamo prima di Natale, sostenendo che per le attività commerciali servisse chiarezza, così come per gli edifici a uso misto. Ma la vicenda non si può ridurre solo a una questione legata alla Chiesa cattolica; c'è ad esempio tutto il mondo del no-profit da tutelare».
 
Appunto, il no-profit: si salverà?
 
«Guardi, la materia è vasta e complessa, e ci sono tante situazioni diverse tra loro. Detto questo, riaffermo che il no-profit è una realtà importante, che in un momento di crisi economica come quella attuale è ancora più significativa, e svolge un'opera di assistenza fondamentale, che va ben oltre il dato confessionale. Anche perché il no-profit non è solo cattolico».
 
Veniamo all'attualità politica. Da tecnico è in grado di giudicare lo stato di salute dei partiti. Come li vede?
 
«Credo che nel complesso i partiti debbano ripensarsi. Questa pausa nel coinvolgimento diretto è un'occasione per ridefinire le loro identità e il loro rapporto con la gente dopo una stagione di tensioni e un dibattito troppo urlato».
 
Nota segnali positivi, ad esempio dai primi contatti sulle riforme?
 
«Scorgo segnali interessanti, in tutte e tre le parti politiche: i congressi del Pdl, la riflessione nel Pd, l'annuncio di un congresso di rifondazione per l'Udc».
 
Chiuda gli occhi adesso e li riapro sulla realtà politica dell'aprile 2013. Che cosa vede?
 
«Ah, guardi, non faccio il profeta. Ma la politica ha tempi veloci. Sa che cosa mi chiedono sempre all'estero?»
 
Che cosa?
 
«Vogliono tutti sapere che cosa ci sarà dopo Monti».
 
E lei che risponde?
 
«Che questa pausa ha intanto cambiato il linguaggio delle forze politiche e la loro responsabilità. Il resto lo vedremo».
 
Quattro mesi fa il convegno di Todi. Che ne è stato del fantomatico soggetto politico cattolico?
 
«Non vedo ora all'orizzonte un nuovo partito cattolico come non lo vedevo allora. Constato che la cultura politica cattolica si è risvegliata e dialoga con la realtà politica».
 
E un nuovo «Centro», grande o piccolo che sia?
 
«Il Centro c'è già, quello rappresentato dal Terzo polo. Bisogna vedere quanti consensi avrà, e bisogna vedere anche la riforma elettorale».
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