Fonte: La Provincia di Sondrio
Una vita dedicata al dialogo fra i popoli, alla cultura dei più deboli e alle politiche di tutela. Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, dal 16 novembre dello scorso anno è ministro alla cooperazione internazionale e alla integrazione.
Signor ministro, quale significato ha questo settimo incontro mondiale delle famiglie dal punto di vista del ministero che Lei guida?
Sarà un grande evento. Credo che un ministro debba sempre ascoltare e capire quali sono le esigenze, i desiderata, i problemi della società, sforzandosi poi di fare sintesi a livello di decisioni di governo.
Può essere l’occasione anche per il mondo laico di incontrare su un terreno comune il mondo cattolico. E a questo proposito, quali sono le tematiche familiari che possono far incontrare lo Stato, i laici e i cattolici?
La famiglia non appartiene al mondo cattolico, non è un fatto confessionale. Tanto che è citata, esplicitamente, nella Costituzione, che è una costituzione non confessionale. In Francia, nazione laica per eccellenza, il sistema di aiuti alla famiglia è uno dei migliori al mondo. Bisognerebbe riflettere di più, laici o credenti non è così importante, che cosa davvero rappresentano i legami familiari per il futuro di un Paese come il nostro.
Dal mondo associativo sono arrivate, anche di recente, critiche sull’impegno dei governo verso le famiglie. In particolare il quoziente familiare sembra ancora un traguardo lontano. Cosa pensa di fare questo governo?
Le critiche, per chi è al governo, sono sempre salutari, servono a non farci adagiare e a guardare sempre in avanti. Posso dire che, in un momento di crisi e di carenza estrema di risorse, il governo e il dipartimento delle politiche familiari, di cui ho la responsabilità, sono riusciti a stanziare quasi un miliardo di euro per far fronte a due punti di estrema fragilità delle famiglie italiane: i bambini (con la carenza cronica di asili nido) e glianziani non autosufficienti, in modo che possano continuare a vivere a casa. Inoltre, abbiamo lavorato con i Comuni e le farmacie comunali, che da giugno venderanno prodotti per l’infanzia con il 30% di sconto. Anche il piano famiglia, dopo tanti anni di discussione, è passato al vaglio della Conferenza Stato-regioni e sta per essere finalmente approvato dal Consiglio dei ministri. E’ una svolta culturale, oltre che politica. Ci sono stati rilievi perché in esso non è esplicitamente citato il fattore famiglia, anche se c’è la richiesta alle amministrazioni di operare in direzione di esso. Comprendo la questione: sono personalmente favorevole al fattore famiglia. Ma esso ha un costo tra i 17 e i 21 miliardi di euro: non sono stati trovati in momenti in cui sembrava che i conti stessero meglio di adesso. Mi sembra pertanto ingiusto prendersela con il governo Monti, chiamato a operare in un momento di grande difficoltà finanziaria.
Alcuni studi hanno evidenziato che in Italia ci sono sempre meno famiglie e con pochi figli. Quali politiche, secondo Lei, potrebbero invertire questa tendenza soprattutto in un momento di crisi in cui i problemi del lavoro hanno una ricaduta diretta e drammatica proprio nel privato?
Tutte le politiche a favore della famiglia sono rivolte a contenere il calo demografico. La questione della conciliazione lavoro-famiglia è uno degli aspetti principali. Non è un caso che nella scelta delle priorità da finanziare, mi sono orientato alla creazione degli asili nido, proprio per dare la massima opportunità ai genitori di lavorare entrambi. Uno degli indici di benessere economico di un Paese è dato proprio dall’occupazione femminile.
Dobbiamo incoraggiarla, anche con il piano sui congedi parentali, che stiamo studiando insieme al ministro Fornero.
Famiglia e welfare: sempre la crisi rischia di ridurre le tutele soprattutto ai più deboli che spesso hanno solo la famiglia come appoggio e sostegno. Lei come pensa di attenuare o opporsi, nel caso, a eventuali interventi di riduzione delle tutele e dell’assistenza?
Oggi la famiglia è un luogo decisivo per gli italiani, il luogo dove si compongono e si ridimensionano i problemi dei giovani che non trovano lavoro, degli anziani, delle persone non autosufficienti.
Credo che la famiglia sia in una condizione di grave stress, per cui non posso immaginare che si proceda a una ulteriore riduzione delle tutele.
La collaborazione fra Stato e Chiesa in materia di indirizzo delle politiche familiari dovrebbe essere stretta. Come pensa di rafforzare questa intesa e, eventualmente, rimuovere gli ostacoli talvolta anche di ordine ideologico?
La Chiesa rappresenta in Italia, e non solo in Italia, una grande riserva morale.
Le parrocchie sono, spesso, le uniche presenze rimaste in piedi, negli affollati deserti delle periferie urbane. La Chiesa, esperta di umanità, ha da sempre a cuore le questioni della famiglia e offre i suoi consigli e i suoi pareri per il bene dell’Italia intera. Nella distinzione dei ruoli, la collaborazione tra Stato e Chiesa ha sempre dato ottimi risultati.