Fonte: Famiglia Cristiana
I conflitti fanno parte della storia delle comunità dei credenti. La domanda è: siamo capaci di amarci? La riflessione di Andrea Riccardi sulle colonne di Famiglia Cristiana
Che cosa succede nella Chiesa? E in Vaticano? La morte di Benedetto XVI ha riaperto le polemiche sui “due Papi”, su una corrente ratzingeriana e tradizionale, a disagio con papa Francesco. Sono circolate “rivelazioni” sul rapporto tra i due Papi in un libro dell’ex segretario di Benedetto, che ha raccontato come il Papa emerito si sia spiaciuto di una decisione del successore (e forse non solo di una).
L’ex segretario ha rivelato anche come sia stato tolto dal servizio alla casa pontificia con una decisione di Francesco. Il Vaticano è un terreno di lotte? I cattolici non sono uniti attorno a papa Francesco?
Si aggiungono altre notizie, non ultima la decisione della Procura vaticana di aprire un’indagine sulla scomparsa della giovane Emanuela Orlandi nel giugno 1983, sospettando che il fatto sia legato a questioni interne alla Curia.
Molti si interrogano se non ci sia un degrado nella Curia e un cedimento nell’unità della Chiesa. Indubbiamente qua e là sono emersi problemi. Non saprei dire se in misura tanto diversa dal passato. Certo nella Chiesa ci sono differenze di visioni e di sensibilità. Ci sono problemi, come in ogni istituzione o comunità umana.
Le conflittualità fanno parte della storia della Chiesa. Non voglio scomodare gli Atti degli Apostoli con il conflitto tra Pietro e Paolo.
Ai tempi di Pio XII (1939-1958), chiamato Pastor angelicus, che i tradizionalisti guardano come modello, i due prosegretari di Stato, primi collaboratori del Papa, Montini e Tardini, non la pensavano proprio allo stesso modo e lo si sapeva. Nel 1948, monsignor Cippico, archivista della Segreteria di Stato, fu accusato di traffico di valuta. Dopo la fuga ardimentosa dal Vaticano, fu condannato. Pietro Nenni commentava: «Sono tutti interessati a tacere». Nel 1954, Montini fu trasferito dal Vaticano all’arcidiocesi di Milano e sentì questo come un allontanamento, frutto del sospetto nei suoi confronti. Non è che qualche episodio. Potrei continuare.
Ci sono problemi e conflitti dove sono uomini e donne! Tuttavia, qualcosa è cambiato. Non solo per la forte attenzione della stampa. Ma anche perché si vive in genere un atteggiamento soggettivo e personalistico.
L’io prevale sul noi: il rabbino Jonathan Sacks, acuto osservatore del nostro tempo, parla di un «cambiamento climatico culturale». È il tempo dell’io. Che, oggi, ha a disposizione per manifestarsi l’immenso campo dei social, adatto a reazioni immediate, critiche e repliche. Questo è vero anche nella Chiesa, nel clero, tra i cattolici. La Chiesa si frantuma? La Chiesa o il Vaticano non sono come la famiglia reale britannica, che talvolta sembra una saga giornalistica, all’origine di telenovele sui rapporti interni o di libri-rivelazione da parte di un principe.
La situazione nella Chiesa non è così lacerata come si dice. Certo la Chiesa è un grande noi, che sente tutte le difficoltà del «cambiamento climatico culturale», di un modo di comunicare e interagire, ma soprattutto è talvolta sopraffatto da troppe logiche confliggenti dell’io. Il noi richiede, da parte dei cristiani, cura e attenzione, perché prevalgano sul soggettivismo la missione e la comunione della Chiesa. In un momento di forte tensione nella Chiesa, nel 2009, Benedetto XVI ricordò le parole dell`apostolo Paolo ai Galati: «Amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!» (5,14-15). L’avvertimento è chiaro e la domanda è semplice: siamo capaci di amarci?