26/10/2025 La Dilexi Te: combattere la povertà per vivere da veri cristiani. Aiutare il bisognoso è un’esperienza spirituale prima ancora che umana

di Andrea Riccardi

Fonte: Famiglia Cristiana

Gli anni pastorali sono iniziati e si approntano i programmi nelle diocesi. Non sono nessuno per dare un parere, ma sento la stanchezza delle solite parole. 

Per vivere quest’anno, partirei dal documento fresco ed evangelico regalatoci da papa Leone, Dilexi te, nella direzione de “l’amore verso i poveri”: «Il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia. Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci». 

Così il Papa indirizza i cristiani, le comunità, le parrocchie, le Chiese locali, nella storia e non nell’autoreferenzialità dei propri circuiti. È qualcosa di cui non pochi cristiani sono stanchi: la stanchezza non porta alla protesta, ma a farsi da parte in silenzio. Bisogna riaccendere i fari dei grandi ideali evangelici, annebbiati o spenti per il tempo duro che stiamo vivendo, come papa Francesco aveva detto nella Fratelli tutti. Di questo hanno bisogno quanti sono nelle nostre comunità, ma soprattutto quelli che cercano (e sono tanti, e che cosa gli si offre?). 

Tanti, prosegue Leone, sono dominati «dall’illusione della felicità che deriva da una vita agiata». Per questo siamo poco felici, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere, insegna Gesù. Dilexi te chiama ad ascoltare i poveri, perché Dio ha scelto i poveri. In loro s’incontra Gesù. Pure in chi appare strano. San Giovanni Crisostomo insegnava che Gesù vive nei poveri e parla attraverso loro. Parlava della presenza di Gesù in loro come nell’Eucarestia. 

Per questo amare i poveri (e aiutarli) è un’esperienza umana, ma anche spirituale. Olivier Clèment, grande e umile teologo francese, parlava del Sacramento dell’altare e di quello dei poveri. 

Leone XIV scrive: «Non è possibile dimenticare i poveri se non vogliamo uscire dalla corrente viva della Chiesa». Questo richiede di rivedere le istituzioni ecclesiali al servizio dei poveri, perché non siano manageriali o delle Ong, ma abbiano al centro il rapporto con il povero. 

C’è una revisione personale da operare: possiamo vivere da cristiani lontano dai poveri? «Non si può amare Dio senza estendere il proprio amore ai poveri», dice il Papa. Ci portano a incontrare Dio. Il contatto con loro aiuta a ridimensionare il vittimismo così diffuso. 

Se si amano i poveri, si vuol cambiare la loro situazione e quell’economia “che uccide”, anche se «la cultura dominante spinge ad abbandonare i poveri al loro destino». Leone invita al rapporto con i poveri in questo modo: «Sono una questione familiare. Sono dei “nostri”». Divengono amici personali, come parenti. 

Stare con i poveri non è un’attività, ma essere loro compagni, cercando di cambiare la loro situazione. Questa è l`umile e grande proposta di Leone, fresca come il Vangelo. Dilexi te non può essere riposta nella libreria, per continuare a fare le cose di sempre. Nel 2013, venne Francesco e, con l’Evangelii gaudium, propose la conversione pastorale della Chiesa. Fu apprezzato. Molti dissero però che era complicata. Si rinviò ad attuarla e il tempo è passato. Ora è venuto Leone, con la Dilexi te, proposta diretta ed evangelica, semplice ma decisiva. È una grande occasione da non perdere.

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