Fonte: Famiglia Cristiana
Papa Francesco ha compiuto un grande viaggio negli Stati Uniti e a Cuba. Qui ha chiuso felicemente una storia aperta da Giovanni Paolo Il nel 1998 all’insegna della famosa frase-programma: «Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba». Il programma – anche grazie alla mediazione di Bergoglio – si sta realizzando. Tra l’altro, il passaggio papale nell’isola è stato accompagnato dalla buona notizia d’un accordo tra Governo colombiano e guerriglia delle Farc, che lì negoziavano la fine di una guerra sanguinosa. I giorni negli Stati Uniti apparivano difficili. Parte dei cattolici e degli americani non avevano gradito che il Papa sfumasse le “battaglie culturali” sui valori non negoziabili.
Le posizioni ecologiste del Papa non piacciono a vari ambienti repubblicani e dell’economia. Ma Francesco non è un uomo di parte. Lo vede in questo modo chi, invece, ha una visione di parte e non accetta che, sotto la guida del Papa, si debba avanzare nella storia della Chiesa. Così hanno camminato i cattolici nel succedersi dei Papi. Così la Chiesa è sempre cresciuta, fedele al Vangelo nella storia. Le altre posizioni sono “ideologiche”.
Il Papa conosce le contrastanti domande che assediano le comunità cristiane in una società complessa: «So bene», ha detto ai vescovi, «che numerose sono le vostre sfide, e che spesso è ostile il campo nel quale seminate, e non poche sono le tentazioni di chiudersi nel recinto delle paure». La Chiesa non può essere una minoranza spaventata e aggressiva, ma «un focolare umile che attira gli uomini mediante il fascino della luce e il calore dell`amore». È il programma di Bergoglio. Ha provato a incarnarlo negli Stati Uniti, parlando da americano agli americani, da figlio di emigrati a un popolo forgiato dalle migrazioni. Tutti l’hanno applaudito, ammirando la sua libertà di pensiero, come quando ha chiesto l’abolizione della pena di morte. Il Papa ha parlato all’Occidente, alle sue responsabilità per la pace, la famiglia, la difesa del Creato, la lotta alla povertà. Se questo mondo lo ascolterà, potrà avere un futuro e rendere migliore l’universo. Ma le sue parole hanno toccato l’apice a Ground Zero, nel ricordo dell’11 settembre 2001: «In una metropoli che può sembrare impersonale, anonima, di grandi solitudini, siete stati capaci di mostrare la potente solidarietà dell’aiuto reciproco». Insomma, Dio vive nella città e tutti possono incontrarlo nell’amore.
TERRA, CASA E LAVORO Nel discorso all’Onu (nella foto) Francesco ha toccato temi come iniquità, terra, lavoro, libertà, tecnologia, narcotraffico, nucleare.