Fonte: Corriere della Sera - SETTE
Religioni, violenza, terrorismo, pace: oggi se ne discute molto. Non molto tempo fa, fino agli anni Novanta almeno, il pensiero europeo, nella sua tendenza maggioritaria, considerava le religioni una sopravvivenza del passato, che progresso e secolarizzazione avrebbero posto ai margini della vita sociale. Al massimo sarebbero rimaste un fatto privato per qualche gruppo. In realtà è successo il contrario: oggi le religioni hanno un ruolo pubblico in tante parti del mondo. In alcuni casi legato alle vicende di conflitti.
Proprio in tempi di forte secolarizzazione (quando l’Europa orientale era sotto i regimi comunisti, vera ateocrazia), Giovanni Paolo II intuì il ruolo delle religioni sulla scena pubblica, specie rispetto alla pace. Questa intuizione si concretizzò nell’invito ai leader delle grandi religioni mondiali, il 27 ottobre 1986, per pregare insieme per la pace a Assisi, la città di San Francesco. Ne vennero 63: ebrei, musulmani, induisti, buddisti, animisti, sikh… riuniti con cattolici, ortodossi e protestanti. Tutti, per pregare l’uno accanto all’altro e «non più l’uno contro l`altro» – disse il papa. Fu un’interpretazione creativa del dialogo che scandalizzò molti. I seguaci del vescovo tradizionalista e scismatico, Lefebvre, protestarono contro il sincretismo del Papa, che rinunciava alla verità e si metteva sullo stesso piano le religioni (“false”). Alcuni settori della Chiesa ebbero parecchie perplessità (tra cui – pare – il card. Ratzinger, che non fu presente ad Assisi). Wojtyla volle invece la preghiera come occasione per sottrarre le religioni all’attrazione e alla strumentalizzazione delle passioni bellicose. Ricordo come, nel profondo delle diverse tradizioni religiose, ci fosse un messaggio di pace. C’era anche una motivazione più contingente: che il mondo religioso riprendesse in mano il tema della pace, sottraendolo alla propaganda del mondo comunista.
LA GENESI DI UN’IDEA. La foto della Giornata Mondiale di preghiera per la pace, che ritrae il Papa con i leader delle religioni nei loro abiti variopinti, è una delle immagini religiose più note del Novecento. Da dove venne l’idea di un incontro, che superava secoli di opposizione e voleva inaugurare un movimento per la pace ispirato dalle religioni? Nel 1985, il fisico tedesco Carl Friedrich von Weizsàcker propose al Papa un “Concilio per la pace”. Giovanni Paolo II raccolse l’idea e lanciò una Giornata mondiale di preghiera per la pace. Chiese pure una tregua, per quel giorno, ai combattenti. Ad Assisi, le diverse comunità religiose pregarono separatamente, ma lanciarono insieme un messaggio di pace, delegittimando le guerre di religione e fondando religiosamente la pace. Il papa disse: «La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi». Il sogno di Wojtyla era la nascita di un movimento interreligioso di pace, che sgorgasse dalla giornata di Assisi. Il timore delle istituzioni ecclesiastiche fu forte e si tentò di incapsulare la Giornata in un evento irripetibile. Tuttavia questo non è stato possibile. Ancora oggi, trent’anni dopo, lo “spirito di Assisi” resta un riferimento che libera le religioni dalla tentazione della violenza, anima il dialogo tra di loro e la ricerca della pace. E forse oggi è più necessario che mai.