di gigasweb
Fonte:
Famiglia Cristiana
L'elezione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è un segnale di speranza sotto vari profili. Innanzi tutto per il modo in cui è avvenuto: una scelta rapida. Dopo I. la votazione, c`è stato un apprezzamento quasi unanime della sua figura da parte dei grandi elettori e dell`opinione pubblica. Mattarella non ha brigato, non ha domandato quel posto. Una volta eletto, tanti hanno percepito in lui le qualità giuste e i valori essenziali per affrontare il nuovo ciclo politico. Mattarella ha una storia politica, cominciata nella Prima Repubblica. Non è stato un uomo per tutte le stagioni e le opportunità. Ha saputo scegliere, dimettersi, combattere battaglie. Non è un uomo del passato recuperato (come qualcuno ha detto), ma un politico cresciuto con la storia democratica repubblicana. Il nuovo presidente non è però un uomo di parte.
La sua vicenda politica lo prepara a essere una personalità di sintesi nel Paese, coerente con la tradizione politica e ideale che lo lega ad Aldo Moro. L`ha espresso bene nel discorso d`insediamento, parlando di "unità nazionale", non solo in senso territoriale, ma OGGI L`ITALIA SI PRESENTA PIÙ POVERA D`IDENTITÀ E MOTIVAZIONI, FRAGILE NELLA COESIONE, CON TANTA PAURA DEL FUTUROcome coesione e sintesi delle aspirazioni e speranze degli italiani. Di questo l`Italia ha oggi bisogno, perché è troppo frammentata e percorsa da lacerazioni. Basti pensare alle passioni del Nord interpretate dalla Lega, al senso di abbandono di parti del Sud, all`alto tasso di disoccupazione, all`isolamento delle periferie urbane, alla politica che lucra sulla diffidenza verso le istituzioni, alla polemica sugli immigrati (una decisiva componente del presente e del futuro italiano), alla liquefazione dei corpi intermedi, ai conflitti generazionali mentre cresce il numero degli anziani…
C`è un grande lavoro da fare: ritessere l`unità degli italiani e dare il senso di appartenenza a un destino comune. Già Napolitano, celebrando nel 2011 i centocinquant`anni dell`Unità, aveva posto le basi per un senso partecipato d`identità nazionale. Nella crisi (economica e politica) degli anni successivi, tanto è andato smarrito. Oggi l`Italia si presenta più povera d`identità e motivazioni, fragile nella coesione, con tanta paura del futuro. C`è un grande cantiere in cui lavorare: dire nuovamente che cosa vuol dire essere l`Italia e gli italiani nel mondo globale. Il Governo ha un compito decisivo per uscire dalla crisi. Ma, accanto, c`è il compito del presidente. Non c`è oggi necessità di leggere le sue prerogative in senso "semipresidenzialista" per proteggere la governabilità italiana. Ci sono altre necessità, non meno importanti cui rispondere sul lungo periodo. Gli italiani hanno bisogno di sentirsi rappresentati come un popolo che ha un destino comune e un futuro nel mondo.
C`è necessità di qualcuno che parli su questa lunghezza d`onda, diversa da quella del Governo o della politica. E anche di qualcuno che rappresenti il volto amico delle istituzioni con serietà e convinzione personale.