Fonte: Famiglia Cristiana
Oggi si rischiano la corsa al riarmo e l’istallazione di missili a media gittata in Europa. Ci tocca da vicino. Non lancio allarmismi. La situazione non è disperata: negli anni Ottanta c’erano 60 mila testate nucleari, oggi 14 mila. Le generazioni di fine secolo hanno lasciato un mondo migliore. Preoccupa però l’odierno protagonismo scomposto di vari attori internazionali.
Tante volte penso che i fuochi d’artificio quotidiani della politica servano a coprire i reali problemi che si aprono per l’Italia e per il mondo. Un fatto mi ha colpito: la fine del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio, detto Inf, che nel 1987 pose fine ai missili nucleari o convenzionali a una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri. Pochi ne parlano ma riguarda da vicino i cittadini, specie europei e italiani. Vuol dire che l‘Europa e il mondo precipitano di nuovo nella spirale nucleare. Torna la guerra fredda tra Russia e Stati Uniti (ritiratisi dal Trattato accusando i russi – e i Paesi occidentali concordano – di produrre missili di questo tipo). Torna la guerra fredda! Non tra Urss e Usa come nel secolo scorso, ma una nuova che vede tre protagonisti, Russia, Stati Uniti e Cina (quest’ultima mai nel Trattato Inf e rafforzatasi come capacità nucleare, specie con missili a media gittata), vicino a varie potenze nucleari minori.
Ci vuole un po’ di memoria storica. Nel 1987 il presidente americano Reagan e il leader sovietico Gorbacev firmarono l’accordo Inf per interdire i missili a media gittata (quelli sovietici minacciavano in particolare l’Europa). La guerra fredda finiva. Furono distrutti 2.692 missili e attuati controlli incrociati tra le due superpotenze. Il mondo si avviava a una dimensione di rapporti internazionali pacifica e cooperativa. L’Europa uscì dalla paura della guerra atomica che la minacciavaChi è più avanti negli anni ricorda il clima cupo della guerra fredda. Ero ragazzo all’epoca della crisi dei missili a Cuba tra Usa e Urss, quando sembrava che il mondo precipitasse nel conflitto a quindici anni da quello mondiale. Allora, però, governava una generazione che aveva conosciuto l’orrore della guerra. Giovanni XXIII parlò con forza. Americani e sovietici si comportarono saggiamente e il pericolo svanì. Ma rimase un orizzonte di paura sino al fatidico 1987.