Fonte: Famiglia Cristiana
La politica italiana appare bloccata. La maggioranza fatica a governare. L'opposizione è logorata. il caso italiano è particolare, ma non tanto Isolato. In Europa occidentale, la politica non gode di buona salute. La popolarità di Sarkozy in Francia è ai minimi storici, mentre la Spagna di Zapatero zoppica. Non si tratta solo di contingenze particolari o della crisi economica: tutta la politica nelle democrazie europee è in affanno. Il Belgio è emblematico, lacerato tra fiamminghi e valloni. Eppure questo Paese fu un modello di libertà tra XIX e XX secolo; divenne un "socio" fondatore dell'Unione e quasi un laboratorio europeo. Il Belgio (un caso estremo) mostra che anche gli Stati possono morire, seppure sono ricchi. I nostri Paesi non rappresentano più, sulla scena del mondo, quello che furono anche dopo la Seconda guerra mondiale. Emergono oggi i giganti asiatici (economici, demografici, politici), con cui gli europei devono fare i conti. Da soli, ì Paesi di taglia medio-piccola non potranno affrontare la sfida del mondo globalizzato e dei giganti asiatici.
L'Unione europea è la risposta adeguata a queste sfide di civiltà. L'Europa ha grandi risorse. I dubbi però non mancano nell'opinione pubblica. La gente sente lontane la burocrazia dì Bruxelles e la politica europea senza volti (poco comprensibile, proprio mentre quella italiana si gioca molto sul pro o contro Berlusconi). L'opinione cattolica a ragio ne è perplessa su una certa secolarizzazione introdotta dalle istituzioni europee, come per i simboli religiosi o con il rifiuto delle "radici cristiane" nella Costituzione europea. Perché compromettere un aspetto dell'identità dei nostri Paesi? Ogni nazione ha la sua storia, che va rispettata nel quadro comunitario. L'Unione non può essere livellamento. Soprattutto, in questa stagione, la gente si aggrappa al proprio territorio e teme un mondo troppo grande con le sue organizzazioni. Già è in affanno l'idea di Stato nazionale; figuriamoci l'Europa! Sono motivazioni comprensibili. Ma non si affrontano le grandi sfide del futuro chiudendosi nel proprio territori.
Il domani si gioca nel grande campo della globalizzazione. Qui l'Europa unita è un soggetto di grande forza, prestigio e competitività. Sarà capace di integrare nel grande gioco e di potenziare e proteggere gli Stati nazionali e le Regioni.
Un'unione più stretta tra i Paesi europei (che la vogliono) è la posizione ragionevole. Forse poco sentita dalla gente. Poco difesa anche dalla politica, che, oggi, non si nutre di larghe visioni. È però l'unica strada per un futuro che non sia declino. Forse sbloccherà la politica dei vari Paesi europei. L'Europa è la vera opposizione a chi non ama il degrado della nostra politica. È, d'altra parte, la base politica per una civiltà forte e democratica, umanistica e dalle radici cristiane, che si confronta alla pari con le altre civiltà.