Fonte: Il Fatto Quotidiano
È il 1968 quando Andrea Riccardi fonda la Comunità di Sant’Egidio. L’Onu di Trastevere, come sarà ribattezzata pochi decenni dopo, si afferma subito per il suo impegno sociale, i numerosi progetti di sviluppo nel Sud del mondo, ma soprattutto per il suo lavoro a favore della pace e del dialogo tra popoli spesso molto distanti tra loro. Riccardi ha avuto un ruolo fondamentale di mediazione in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d’Avorio e la Guinea.
Nel 2003 la rivista Time lo ha inserito nell’elenco dei 36 “eroi moderni” d’Europa che si sono distinti per il proprio coraggio professionale e impegno umanitario. Storico, ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione dal 2011 al 2013, presidente della Società Dante Alighieri, opinionista del Corriere della Sera, di Avvenire e di numerose altre testate, vincitore del Premio Carlo Magno per il suo contribuito all’integrazione europea, Riccardi è un protagonista indiscusso del dibattito sociale, politico e religioso in Italia e all’estero.
Nel mare aperto della storia (Laterza) raccoglie gli studi in suo onore per celebrare i suoi 70 anni di vita ed è curato da Jean-Dominique Durand, Umberto Gentiloni Silveri, Agostino Giovagnoli e Marco Impagliazzo, quest’ultimo presidente della Comunità di Sant’Egidio. Il ritratto che ne emerge è sicuramente quello di uno studioso poliedrico che ha spaziato nel tempo facendosi, come lo definisce felicemente Giovagnoli, “pellegrino nella storia”.