Fonte: Avvenire
L'idea è quella di provare a imprimere subito una svolta alla riforma Fornero per una migliore conciliazione famiglia-lavoro. Lo strumento è un documento di sette punti, già trasformati in emendamenti al ddl Lavoro, diramato ai ministeri competenti per acquisirne i pareri. L’iniziativa è del ministro Andrea Riccardi, che ha fra le sue deleghe anche quelle relative alla Famiglia e sta cercando di accelerare al massimo per presentare già al Senato i testi da votare. Se invece si verificassero intoppi, la carta di riserva sarà la discussione già in atto alla Camera su alcune proposte di legge relative ai congedi parentali.
Il progetto del ministro Riccardi, infatti, parte proprio da qui, dal periodo di congedo di cui oggi i genitori possono usufruire fino al compimento degli 8 anni del bambino. La proposta innovativa è quella di estendere il periodo fino ai 18 anni del figlio, in maniera da "coprire" anche la fase adolescenziale, spesso una delle più problematiche, e soprattutto offrire la possibilità di utilizzarlo anche a quei genitori adottivi che accolgono nella loro famiglia bambini già grandicelli. Ma perché l’opportunità sia effettiva, e non solo teorica, il progetto prevede anche che la retribuzione nel periodo di congedo possa essere assicurata fino al 70% del lordo (oggi è al 30% ma solo fino ai tre anni del bambino). Niente costi aggiuntivi per le imprese, però. Sarebbe l’ente previdenziale ad anticipare la somma, che verrebbe poi restituita a rate dal lavoratore una volta rientrato al lavoro, oppure con il Tfr in caso di dimissioni. Altra possibilità prevista, sulla quale potrebbe aprirsi un dibattito anche culturale, è quella di permettere pure ai nonni di usufruire del periodo di congedo per occuparsi dei nipoti, in particolare qualora i genitori, a causa di lavori precari, non potessero farlo. Particolarmente significativa, poi, la previsione del «diritto di richiesta e priorità di accesso al part-time» per le madri e i neo-genitori in genere. E la possibilità di «fruizione oraria del congedo parentale» in alternativa al part-time o allo "stacco" di mesi. Completano il progetto, la previsione di far scattare il congedo di maternità dopo le dimissioni del neonato dall’ospedale, nel caso di parti prematuri e di ricovero del bambino. Infine, la possibilità di «partecipazione a concorsi interni e procedure selettive pubbliche delle donne in congedo» per evitare che i loro percorsi di carriera siano penalizzati.
«Tutto ciò che va nella direzione di una migliore conciliazione tra famiglia e lavoro rappresenta un segnale positivo, che apprezziamo», commenta Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari. «Da parte nostra avevamo proposto la creazione di un fondo paritetico lavoratori-imprese-Stato per finanziare i congedi parentali. Si potrebbe arrivare a un progetto complessivo sul tema della conciliazione convocando un tavolo di confronto con i soggetti interessati. Uno dei nodi, infatti, è non limitarsi sempre e solo ai lavoratori dipendenti, ma trovare il modo di tutelare la maternità delle lavoratrici precarie e autonome, oggi le più indifese sul mercato». Anche la segretaria Cisl Liliana Ocmin, responsabile per donne, giovani e famiglia, sottolinea come i risultati migliori, più che da «emendamenti al Ddl Lavoro che potrebbero pregiudicarne l’equilibrio» possono venire dagli incentivi alla contrattazione aziendale, «dove è possibile sviluppare welfare, tutele e flessibilità positiva in cambio di maggiore produttività». «L’attenzione a questi temi e al riequilibrio delle responsabilità genitoriali è positiva – conclude –. Ma nel contempo siamo preoccupati perché mancano i finanziamenti ai bandi della legge 53 ,con la quale finora si è promossa la conciliazione nelle aziende».