17/11/2012 «Il governo Monti non sarà una parentesi»

di gigasweb

Fonte: Avvenire

«Credenti e uomini di buona volontàsi coagulino in un nuovo soggetto civico»

che non crede più nella politica, quale svolta può aspettarsi? «La svolta c`è già stata, ed è coincisa
con l`inizio di questo governo».

Ministro, non crede che nella vostra azione ci poteva essere un di più di equità e solidarietà?

Avremmo potuto fare altre cose, magari ne avremmo potute fare alcune con maggiore incisività… Ma abbiamo scongiurato il rischio di cadere nell`abisso, che è stato il grande problema dei primi sei mesi di questo governo. Ora la fase acuta della malattia è passata, abbiamo dimostrato prima di tutto a noi stessi che questo Paese ce la può fare, ma servono profondi cambiamenti per realizzare le due cose che più ci stanno a cuore: garantire crescita e solidarietà. Senza crescita anche le risorse per la solidarietà diminuiscono, e questo l`ho vissuto da uomo di governo: sul fronte della famiglia e su quello dell`immigrazione, su quello delle fasce più deboli e là dove si deve difendere la vita.

Crescita, è la vera priorità?

La nostra società ha un disperato bisogno di crescita perché i nostri giovani hanno fame di lavoro, di speranza, di certezze. Proprio per questo è giusto guardare avanti. Perché la sfida ora è che l`Italia rientri nel gioco della globalizzazione con forza. Bisogna capire davvero che la logica del frammento nel mondo glo balizzato funziona sempre meno. È una logica che porta alla rinuncia al nostro posto nel mondo. E che rischia di farti scivolare verso la periferia del mondo.

Come ci spiega la convention di oggi? Che appuntamento vuole essere?

L`appuntamento di un movimento civico fatto da gente di provenienza diversa che ha guardato
anche con pessimismo il declino del Paese,
ma che oggi nutre speranze e non vuole che vadano
disperse.
Lei che ruolo avrà?
Io sono un ministro in carica e porterò la mia
testimonianza. Basterà questa, perché non voglio
essere il creatore di un partito. Posso però

INTERVISTA.
A RICCARDI

DA ROMA ARTURO CELLETTI

«I
i r l egno tveesmi . Èo sMt aot no t ie nd oèn uèns t a too una op ad -i
rsvolta verso una fase nuova della storia
della Repubblica, verso un`altra politica, verso
una società più coesa…». Andrea Riccardi racconta
da Parigi un nuovo progetto. Con immagini
alte, a tratti anche ambiziose. «Abbiamo dovuto
fare i conti con un`emergenza economica
drammatica e abbiamo avuto troppo poco tempo
per dimostrare e risolvere i problemi. Ma
guai ad archiviare questi dodici mesi di lavoro,
bisogna continuare e allargare il solco tracciato».
Il ministro per la Cooperazione Internazionale
e l`Integrazione pesa le parole a una a una
e, a tratti, resta in silenzio. «Abbiamo bisogno di
slancio verso il futuro. Già, serve un grande disegno
per far "guarire" una società squassata
e fratturata, per tanti anni e da troppi antagonismi.
È così, è così: siamo stati troppo a lungo
divisi», ripete abbassando il tono della voce.
A poche ore dall`appuntamento romano di
Verso la Terza Repubblica c`è attesa. Per
quello che si dirà in quella sede che vedrà
riuniti laici e cattolici che «cercano la via del
futuro». E per la forza che sapranno imprimere
al "manifesto" lanciato subito dopo Todi
le idee di riforma e di moderazione della politica
(e del fare politica) che sono proprie del migliore
cattolicesimo politico. Interroghiamo allora
Riccardi, da storico e da fondatore della Comunità
di Sant`Egidio è uomo che sa più di qualcosa
sia dei movimenti "dal basso" sia dei cambiamenti
di fase nella storia di una nazione: c`è
una larga parte dell`opinione pubblica italiana

dire ai miei concittadini che questa esperienza
di governo può, anzi deve, essere una base per
un futuro. Per una nuova idea di politica. Ma
per farcela sarà necessario uscire dal linguaggio
bloccato, codificato e cifrato del Palazzo. Bisogna
parlare con i cittadini. Abbiamo visto che
nell`ultimo voto siciliano l`astensionismo ha superato
il 52 per cento. Non voglio che questo sia
il futuro dell`Italia. Non voglio che si affermi un
populismo antipolitico. Ma ora, per riuscire ad
allontanare il male, bisogna capire che chi non
vota non è una persona da demonizzare, ma uno
con cui riprendere un discorso. Mi faccia dire
una cosa: Mario Monti, nel suo confrontarsi
con il Paese, ci ha dato anche una lezione di come
si parla di politica e di governo.
Un pezzo importante di Paese si aspetta che
Monti faccia una scelta forte e si candidi alla
guida di un`area. Lei che cosa dice?
Non voglio rientrare nel discorso del Palazzo.
Non voglio che questa espressione di passione

civile si trasformi in un mantra
"lista Monti sì o lista Monti no".
Bisogna accettare che questo
processo abbia il suo sviluppo,
che sarà comunque in tempi rapidi.
Bisogna evitare di semplificare
iuello che appartiene alla complessità
iella vita: oggi la gente vive sentimenti,
[dee e attese più ricchi e articolati di come
sono troppo spesso presentati nel
teatrino mediatico.
Insomma deciderà Monti…
Vedo tre passaggi. Uno: bisogna che nasca
un`area di riferimento per far sì che la
speranza non si esaurisca e anzi si proietti
sul 2013 e negli anni a venire. Due: l`attuale
governo tecnico ha potuto parlare al
Paese solo in maniera parziale. Per la sua
stessa missione, non poteva e non doveva
farsi "politico". Oggi, un movimento civico
deve allargare, arricchire e approfondire il dialogo
col Paese reale. Tre: è evidente la necessità
di un passaggio decisivo attraverso il voto
degli italiani.
Apro una parentesi: ha accennato ai giovani e
all`antipolitica. Come valuta le proteste di queste
ore? De Rita, su queste pagine, ha detto che
ormai «si contesta il potere che non c`è».
Bisogna parlare con i ragazzi, bisogna capire che
c`è un disagio e trovare la strada per dare risposte,
immaginare soluzioni. Ma bisogna anche
dire che la violenza non ha spazio: non vogliamo
tornare a vecchie e drammatiche situazioni.
È proprio così: anche nell`antipolitica c`è, infatti,
una domanda di politica. Che non trova risposte,
che non trova interlocutori. Bisogna sfatare
il mito e rompere il meccanismo che fa della
politica la "società dei pochi". Gli italiani devono
tornare a parlare di politica e a votare.
Per intanto torniamo a quello che lei definisce

un "nuovo soggetto civico". Di quali aree si
comporrà?
C`è un`area di gente che viene dalla vita quotidiana
e che sente la responsabilità di non stare
più nel frammento e di unirsi in un disegno comune.
C`è un mondo di cattolici che è articolato,
ma porta una stessa idea di cultura della vita.
Di attenzione alla vita. Di rispetto per la fragilità
della vita: penso ai bambini, ai bambini
non nati, agli anziani soli. E penso al fare famiglia,
che è generare la vita e fedeltà nell`essere
insieme. Ma c`è un altro aspetto chiave che marca,
anche oggi, la cultura e la presenza pubblica
dei cattolici: la Chiesa italiana rappresenta,
in un Paese frammentato, un grande momento
e una tenace realtà di unità. Poi ci sono due
aree cruciali: quella laico-riformista che è portatrice
di esigenze di riforma del lavoro e del
mercato. E l`area del mondo della solidarietà
che è cattolica e che è anche laica.
Chi sarà il federatore? Chi sarà l`uomo capace
di unire questi mondi?
Federatori furono Montini e De Gasperi, ma oggi
non si può ripetere l`esperienza della Dc. Penso
invece a un elemento ispiratore: sarà
l`«agenda Monti».
Quali sono le qualità tecniche e umane del premier
e come le racconterebbe a un giovane studente?
Gli direi che Mario Monti è un uomo capace di
ascoltare e di imparare dalla vita e dal confronto
con i problemi. Un uomo non ideologico, ma
animato da un realismo e da un pragmatismo
etico. Un uomo della realtà e non della furbizia.
Si va di corsa verso il voto: il nuovo soggetto ci
sarà. E come?
Io credo che ci sarà un soggetto civico che vuole
esistere, unire e interloquire sul futuro. Un
soggetto civico che vuole crescere in fretta, assieme
ad altri. Ma nel giorno del battesimo non
possiamo parlare già del matrimonio…
Perché lei si spende per questo progetto?
Voglio spendermi come testimone di un`azione
di un governo, mosso dal senso di gravità del
momento. La nostra fede ci insegna a non disperare.
Nel governo c`è un`anima cristiana e un`anima
laica…
Ma la crisi risveglia i cristiani, e indica loro le responsabilità.
Li risveglia nella quotidianità, perché
i cristiani sono in tutti gli angoli della vita,
soprattutto con generosità in quelli più drammatici.
Ma li risveglia anche davanti alle grandi
congiunture storiche.
E lei? Lei personalmente che farà?
Non penso per me, perché mi sento vecchio per
una carriera politica. Ho solo voglia di dare una
mano: cattolici e laici, uomini di buona volontà
e credenti si coagulino per un`Italia migliore.
Un`Italia che cresce, ma non calpesta la vita e
non calpesta i deboli. Un`Italia che riprende a
camminare negli scenari del mondo.