Fonte: Il Sole 24 Ore
Sanzioni per i datori di lavoro che impiegano stranieri irregolari. Dietro l'apparente formalità dello schema di decreto legislativo «di attuazione della direttiva 2009/52» dell'Unione europea, approvato in prima lettura venerdì dal Consiglio dei ministri, si cela invece un testo non senza conseguenze. Già con il secondo governo Prodi l'allora titolare dell'Interno, Giuliano Amato, sollevò il tema della lotta al lavoro nero degli immigrati. Oggi è questione «che rilanciamo con convinzione per combattere contro ogni forma di sfruttamento di persone prive delle tutele di legge sul lavoro solo perché irregolari» spiega Andrea Riccardi, ministro dell'Integrazione.
È un principio che non si discute, ministro Riccardi. Ma intensificare le pene potrebbe scatenare un clima di caccia alle streghe.
Occorre distinguere le situazioni. Ci sono molti settori, dall'edilizia all'agricoltura, in cui l'utilizzo senza scrupoli di manopera straniera irregolare è massiccio. Per non parlare della criminalità, italiana e straniera, che recluta disperati. Tutto questo va combattuto e sanzionato senza cedimenti. È opportuno, semmai, definire norme di transizione, anche breve, come di solito avviene in questi casi.
Sta immaginando un sistema di emersione del lavoro nero, una regolarizzazione dei clandestini?
No, il tema è prematuro. Penso, invece, che il nuovo sistema di sanzioni vada applicato non senza una prudente transitorietà proprio per evitare contenziosi e conflitti tra soggetti deboli.
La crisi ha indebolito tutti i soggetti dell'economia.
Sì, ma io intendo riferirmi, in particolare, alla figura delle badanti. Un ruolo fondamentale nell'assistenza degli anziani, com'è noto.
Quali sono i suoi timori?
Immaginiamo, è inutile nasconderlo, situazioni di anziani, o peggio ancora di disabili, assistiti da una badante pagata con modalità, per così dire, irregolare. Le norme allo studio, se non calibrate bene, rischiano di fornire uno strumento, che potrebbe diffondersi a dismisura, di contenzioso, se non peggio di intimidazione, contro l'anziano o il disabile. È un possibile effetto, che va scongiurato, della norma che prevede il permesso di soggiorno dato in cambio della denuncia del datore di lavoro. Il risultato aberrante sarebbe così di scatenare con una disposizione di per sé giusta una guerra tra chi, da una parte o dall'altra, vive in difficoltà anche estreme.
In nome del rispetto delle regole, insomma, si incentiva il conflitto.
Mi pare che il tessuto sociale oggi sia piuttosto incandescente. Ogni cautela è perciò doverosa, nel rispetto della legalità. Ecco perché credo servano norme di accompagnamente per ridurre al minimo i casi dei rischi che ho spiegato. Poi, però, occorre allargare anche la prospettiva. Perché recepire una direttiva dell'Unione europea non può essere, in questo momento, solo un atto notarile.
Abbiamo appena detto, però, che serve attenzione a introdurre nuove norme in questi settori e in questo momento.
Sì, ma è proprio l'attenzione a questi temi che occorre rinnovare, con forza. Non si può ignorare il fatto che, secondo la Caritas, in Italia ci sono 500mila stranieri irregolari. Molti, va detto, lo sono perché hanno perso il lavoro.
La recessione in atto non poteva non avere anche questa conseguenze.
Certo. Ma sappiamo bene anche che ci sono molti impieghi in cui solo gli stranieri sono disponibili e non gli italiani. È evidente che ci sono esigenze che attengono a ciascun dicastero: quelle del lavoro, quelle della sicurezza e della legalità, ma anche quelle dell'integrazione, reciproca, aggiungo, tra immigrati e italiani, di cui sono responsabile.
La sintesi di queste posizioni qual è?
Una visione complessiva di governo. È sufficiente, è quello che chiedo, la giusta attenzione. Per oltrepassare le singole questioni e incidere in modo significativo proprio in questo periodo di congiuntura difficile.