di Davide Dionisi

31/12/2020 Promuovere la “cultura della cura” per costruire un mondo di pace. Andrea Riccardi sul messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace

di Andrea Riccardi

Fonte: Vatican News

La riflessione del fondatore della Comunità di Sant’Egidio sul messaggio di Papa Francesco per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace
“Pace in tutte le terre 2021”. E’ il tema della manifestazione virtuale promossa dalla Comunità di S. Egidio in occasione della Giornata Mondiale della Pace. Anche se il lockdown imposto dalla pandemia non consente quest’anno lo svolgimento della tradizionale marcia fino a Piazza San Pietro, i volontari non rinunciano a cominciare il nuovo anno insieme a chi lavora per un mondo più giusto e più umano, libero da guerre, terrorismo e ogni forma di violenza. Sarà possibile seguire l’evento in streaming e ascoltare le testimonianze dei centri Dream, per la cura dell’Aids in Africa e la prevenzione del Covid-19, in particolare quello di Zimpeto, in Mozambico, visitato un anno fa dal Papa.

Le testimonianze e i collegamenti previsti

Ci saranno contributi dal Nord dello stesso Paese, dove gli attacchi dei gruppi armati hanno creato non solo tante vittime ma migliaia di sfollati o, ancora, dal Libano, dove l’esplosione dell’estate scorsa ha indebolito ulteriormente una nazione già in grande sofferenza. Si parlerà anche dei corridoi umanitari, aperti dallo stesso Libano, per i profughi siriani, e dall’isola greca di Lesbo, del processo di pace in Sud Sudan e del Centrafrica, dove si sono appena svolte le elezioni presidenziali e dove occorre proteggere il percorso verso il disarmo e il dialogo nazionale.

Riccardi: “Non si vive ignorando l’altro”

L’obiettivo dell’incontro di domenica è quello di rispondere al tema che Francesco ha scelto per la Giornata: “La cultura della cura come percorso di pace”, perché secondo Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio “la cultura della cura è essenziale. Naturalmente – afferma – possiamo pensare alla pandemia, ai malati, alla cura dell’ambiente naturale in senso più largo, ma anche alla cura dell’altro. Non si vive calpestando l’altro, ignorando l’altro, perché siamo tutti legati. La cultura della cura – spiega Riccardi – è proprio l’espressione in quel senso di responsabilità amichevole, civica, evangelica che ognuno di noi deve vivere. Non si può passare indifferenti voltandosi dall’altra parte. Io credo che questo sia un punto di Papa Francesco che resterà perché è basilare nella costruzione di un mondo diverso. A meno che dopo la pandemia non si voglia ritornare come prima”. Ma la promozione della cultura della cura richiede un processo educativo. Quali, secondo Riccardi, i punti cardine attorno ai quali deve ruotare tale processo?

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