Fonte: Il Mattino
«Il piccolo grande discorso all’Angelus domenicale di Papa Francesco passerà alla storia come una svolta epocale nella Chiesa. E per la prima volta da quando è stato eletto, il Pontefice pronuncia la parola riforma, qualcosa in più di un cambiamento strutturale o di un aggiornamento. È un piccolo grande discorso nella storia della Chiesa del Nuovo Millennio».
Andrea Riccardi ha seguito in diretta le parole del Papa all`Angelus pronunciate da quella stessa finestra di un Palazzo che Francesco ha scelto di non abitare e da cui sono stati pronunciati altri discorsi storici. Un po` come quando la sera dell` 11 ottobre 1962, papa Giovanni pronunciò il «discorso della luna» nel giorno di apertura del Concilio Vaticano II: «Quando tornate a casa, date un carezza ai vostri bambini». E ieri Papa Francesco da quella stessa finestra, alla luce del sole non solo metaforicamente, ha sfidato i «corvi» e i veleni.
Professore Riccardi, cosa l`ha colpita di più di questo imprevisto discorso del Papa?
«Dal punto di vista dell`attualità mi ha colpito la smentita, in diretta e davanti al mondo intero, per tutti quelli che dicono di voler aiutare il Papa attraverso le rivelazioni dei documenti».
Smentiti i «corvi»?
«Ha detto che i «corvi» non sono gli angeli in soccorso del Papa ed ha spiegato che non si fa notizia e non si lavora rubando i documenti».
Non peccatori ma ladri.
«Sì e non ha parlato nemmeno di peccato ma di un reato. Ha restituito a queste operazioni il loro vero aspetto: il furto di documenti».
Per la prima volta nel suo pontificato Francesco ha usato la parola riforma: cosa si attende?
«Riforma della Chiesa non vuole dire aggiustamento strutturale del Vaticano perché la parola riforma ricorda l`antica reformatio ecclesiae di spirito medievale».
Lei come la tradurrebbe?
«La fedeltà della Chiesa gerarchica rispetto al cammino del popolo fedele a Dio».
Riforma della Chiesa, un`idea che risale al Medioevo.
«Sì, ma arriva ai nostri tempi come una necessità urgente della post-modernità. Cioè creare una Chiesa più evangelica, a servizio della sua missione, partendo da un cambiamento dei costumi delle gerarchie insieme con un`opera di evangelizzazione che valorizzi e sostenga la spiritualità del popolo di Dio. È un grande orizzonte ideale».
Quale significato dà alla richiesta di avere «il sostegno di tutti voi»?
«Una riforma evangelica radicale rivolta al popolo di Dio e sostenuta da popolo di Dio. Ecco perché la riforma non vuol dire cambiare solo l`amministrazione vaticana».
Un po` come quel «pregate per me».
«È un appello del Papa a quel popolo che in tutto il mondo lo ama, perché non si scoraggi ma lo appoggi e preghi per lui. Francesco ha manifestato di essere al servizio del Vangelo, in mezzo al popolo, e non si lascia separare da esso da una congiura di Palazzo».
È stato anche un discorso a quanti all`interno della Curia vogliono ostacolarlo?
«È anche un messaggio a quelli che dentro la Chiesa frenano l`obiettivo della riforma».
Quanti sono?
«Non affatto pochi».
Come li catalogherebbe?
«I pigri che non vogliono lavorare per cambiare, i tradizionalisti che si rifiutano di interpretare i tempi nuovi della storia e i resistenti che si oppongono per genetica opposizione fondata più sulla resa della convenienza che raccogliendo la sfida dell`evangelizzazione».
Torniamo all’appello al popolo…
«Ha aperto la finestra, ha parlato al popolo e ha anche detto che lui non si lascia imprigionare da questo quotidiano e fluttuante tentativo di ostacolarlo nell`opera di riforma della Chiesa».
Anche opponendosi ai «corvi».
«Lui non fa finta che i problemi non esistano e soprattutto non si gira dall`altra parte».
Quanti sono oggi nella Chiesa i corvi e gli avvoltoi?
«Esistono ma sono una minoranza».
Approfittano anche dell`effetto mediatico?
«Il discorso del Papa ha avuto l`effetto di sgonfiare la bolla mediatica perché ha parlato dopo aver sentito il sostegno del popolo di Dio».
Domani iniziano i lavori del convegno ecclesiale di Firenze, il primo della Chiesa italiana dall`elezione
di Papa Francesco.
«La Chiesa italiana è una grande Chiesa, è un grande popolo cristiano, radicato, credente e attivo. Se pensiamo alla grande religiosità popolare, che è un sentimento che accompagna ma non sostituisce il Vangelo, ci renderemmo conto di una sintonia davvero straordinaria con la teologia del popolo che incarna Papa Francesco».
Ci sono difficoltà nella Chiesa italiana.
«Certo esistono, ma si superano sintonizzando il popolo con le parole dell`Evangelii Gaudium laddove c`è l`invito ad archiviare una visione troppo istituzionale della Chiesa, ancora troppo ecclesiastico-centrica. Il popolo di Dio della Chiesa italiana ha grande affetto per Papa Francesco».
Raggiungerà anche i vescovi italiani questa invito del Papa alla riforma della Chiesa?
«I vescovi italiani sono tradizionalmente vicini al Papa e anche loro troveranno un linguaggio comune al tempo della Riforma di Papa Francesco».
Che discorso farà domani il Papa a Firenze?
«Non mi piace ragionare con i pronostici, sia da cattolico che da storico. Ma credo che farà un discorso impegnativo per la Chiesa italiana, con un indirizzo italiano ma non si sostituirà ai vescovi».