Fonte: Avvenire
Si è concluso il Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Tanti si sono stupiti della libertà di dibattito nella Chiesa. Molti si chiedono: quali sono i risultati? La famiglia è un tema vitale. In essa c’è il mondo intero. C’è uno spazio di amore in una società difficile: uno spazio di gratuità dalla competizione economica. C’è il riflesso dei problemi d’ogni giorno. C’è il rapporto tra le generazioni: genitori e figli, nonni e nipoti. C’è la fatica dei disabili. C’è il dramma della separazione dei coniugi, del divorzio. E così quello dei figli. Ci sono i divorziati che s’interrogano sulla fede… La famiglia è un mondo. Si potrebbe dire è il mondo.
Il Sinodo – secondo il Papa – è stato segnato da grandi consolazioni, ma anche da «momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni». I giornali hanno parlato di una divisione tra conservatori e progressisti. In realtà la vicenda è diversa. I problemi sono emersi con chiarezza fin dall’inchiesta condotta prima del Sinodo nel mondo cattolico. Non bisogna aver paura dei problemi, per rifugiarsi in un modello astratto. Molta gente vive in altro modo. «Come la Chiesa può aiutare a vivere il Vangelo?» è la domanda di molti. Una maggioranza intendeva mettersi sulla via di una ricerca verso soluzioni più articolate e nuove. Per altri – una minoranza importante – bisognava evitare la sensazione che si rimettesse in discussione la dottrina tradizionale.
Questi differenti orientamenti non sono un dramma. Ogni posizione vera ha bisogno di travaglio. Anche perché tante situazioni del nostro tempo sono cambiate. E la famiglia è il catalizzatore dei problemi che si vivono negli ambiti più differenti della vita. Il Papa, alla fine del Sinodo, ha preso le distanze «dall’irrigidimento ostile» o dal «buonismo distruttivo», dall’imporre «fardelli insopportabili» o dallo «scendere dalla croce, per accontentare la gente». Ha ricordato, alla fine, che la presenza del Papa è garanzia di unità, anche perché lui non è «signore supremo», ma «supremo servitore». Con questo primo Sinodo si è aperto un cammino che ora passa alle Chiese locali. Bisogna discernere, capire meglio. Si è ribadita però l’alleanza profonda tra Chiesa e famiglia, che si radica nello sguardo di Dio sulla creatura, quando vedendola disse: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Dopo questo Sinodo, non si potrà più parlare della famiglia come in passato. Se ne parlerà con più passione e partecipazione, con realismo e con fede.