Fonte: Avvenire
In prima serata, Raitre ha proposto venerdì un grande capitolo de "La grande storia" di Luigi Bizzarri, intitolato La Chiesa altrove e firmato da Maite Carpio, per raccontare, attraverso le parole del cardinal Ravasi, di Enzo Bianchi priore di Bose e del ministro Andrea Riccardi, già fondatore della Comunità di sant'Egidio, quale sia l'esistenza dei Cristiani nel mondo musulmano che da più parti si leva a opprimere e a perseguitare la loro presenza. Due ore intense nelle quali si sono levate voci dalla Siria e dall'Etiopia, dall'Uganda e dal Pakistan, per finire con la Turchia, dove due suore – «le sole in tutto il paese» – conservano acceso il lume nella chiesa di san Paolo, a Tarso, antica culla del Cristianesimo. Voci isolate eppure serene e penetranti, che hanno parlato di carità quale fondamento di vita e di preghiera che dona forza e sostegno: come quella del'unica presenza, padre Tufik, nel monastero di Ma'lula, o della suora che in Etiopia sorregge una comunità perseguitata con il sorriso di una fede illuminata. Preghiera e carità come fonte e dono d'amore («Se esiste l'amore, esiste Dio!» ricorda Ravasi citando Pascal). Luoghi difficili, povertà e abbandono, dolore silenzioso sono l'ambiente nel quale si muovono i Cristiani di frontiera, per testimoniare, come dice a Tarso suor Maria Di Meglio, che non occorre fare, ma è importante esserci: e se poi l'esserci è partecipazione e anche martirio, come nell'attentato mortale a Shahbaz Bhatti, in Pakistan, questo è affrontato come prova d'amore e segno di donazione. I medici del CUAMM in Uganda, le suore che difendono le loro allieve da rapimenti e torture: il fondamentalismo come aggressione e il Cristianesimo come coraggiosa difesa degli umili senza diritti. Un quadro complesso eppure chiaro, questa testimonianza televisiva (seguita da 868 mila spettatori, share 3.49%): in tempi di persecuzioni, la prova essenziale di una presenza forte e discreta che è dono e provvidenza, segno dell'amore di Dio.