Fonte: Famiglia Cristiana
Sarà chiamato l’incontro di Cuba, quello tra Francesco, e il patriarca di Mosca, Kirill. Sembra strano che avvenga nell’isola caraibica, ma tutti ne colgono la portata storica. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sperarono di realizzare l’incontro. Non fu possibile. All’inizio, lo stile francescano di Bergoglio non aveva l’unanimità dei consensi nel Patriarcato di Mosca. Come si spiega la svolta?
Una prima spiegazione va cercata nel luogo. Cuba – ha dichiarato Hilarion, negoziatore della parte russa – signica un mondo nuovo. La nuova stagione di rapporti nasce dalle domande del grande mondo, come la persecuzione dei cristiani. Ormai non è più questione tra russi e polacchi, di lotte nell’Est europeo: il mondo grande e turbolento sfida le Chiese. I leader delle due più grandi Chiese tradizionali, cattolica e russa, non possono non parlarsi. È stata da sempre la posizione di Francesco, che ha espresso subito la sua volontà di incontrare il Patriarca.
Una seconda spiegazione è interna alla Chiesa russa. Kirill, che come metropolita ha tenuto i rapporti con Roma e conosce bene il cattolicesimo, non vuole dividere la sua Chiesa. Patriarca dal 2009, ha rinnovato l’episcopato con molte nomine. Ora sono diminuiti gli oppositori all’incontro con il Papa. Ha introdotto sostanziose riforme. Ma fronteggia gravi problemi: la guerra in Ucraina (che fa parte della sua Chiesa, dove parecchi ortodossi non riconoscono il Patriarcato russo). Oggi è il tempo dell’incontro. Kirill lo sa e compie un passo che da tempo avrebbe voluto fare.
C’è poi la necessità profonda di ristabilire la comunione o, almeno, di parlarsi, insita nella vita delle Chiese. Il mondo globalizzato, per certi versi, si unisce: la distanza tra le Chiese è un non senso o, di più, uno scandalo. In maggio, le Chiese ortodosse si riuniranno a Creta in un Grande Concilio, evento storico preparato da più di mezzo secolo. Questo avvenimento ha affrettato la decisione di Kirill di incontrare il Papa. Del resto il Patriarca, da giovane, è stato discepolo del metropolita russo Nikodim, uomo di unità. Passeggiando con lui in piazza San Pietro nel 1978, il metropolita disse al giovane Kirill, indicandogli la basilica: «Nel 2000, con i cattolici, saremo uniti». La profezia di Nikodim non si è realizzata, ma tornerà in mente a Kirill, quando incontrerà il Papa all’aeroporto dell’Avana.