Fonte: Famiglia Cristiana
Cristiani, musulmani, ebrei e altri credenti riuniti a Roma in nome della fraternità e della cura del Creato. L’editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana.
Il nostro non è un mondo in pace. La tensione sale nel confronto tra Stati Uniti e Cina in Asia e nell’Oceano Pacifico. Sono tanti i conflitti locali, che il Papa chiama «guerra mondiale a pezzi». Il Nord del Mozambico è devastato dal radicalismo jihadista, che ha provocato circa 600 mila rifugiati. L’Etiopia è preda di una terribile guerra civile.
Il terrorismo islamista fa sentire la sua mano pesante in Nigeria, in Mali e nei Paesi vicini. Abbiamo osservato da vicino la dolorosa vicenda afghana, che lascia una lezione amara: «La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male», ha scritto papa Francesco nella Fratelli tutti. I 14 ottobre è il primo anniversario di quest’enciclica che dà la vera risposta alla guerra: la fraternità tra i popoli e tra le persone.
La Comunità di Sant’Egidio ha invitato a Roma il 6 e 7 ottobre donne e uomini di differenti Chiese e religioni per discutere e pregare insieme: “Popoli fratelli, terra futura”, questo il nome dell’incontro, a cui partecipa papa Francesco. Mentre il quadro internazionale presenta forti criticità, i mondi religiosi si sono avvicinati e hanno operato affermando che solo «la pace è santa, mai la guerra», come si legge in uno degli appelli degli incontri promossi da Sant’Egidio.
Tra pace e cura del Creato c’è un forte legame. Il patriarca ecumenico Bartolomeo, uno dei protagonisti dell’incontro di Roma, è stato tra chi ha più sensibilizzato il mondo cristiano alla problematica ecologica. Con Bartolomeo è presente a Roma al-Tayyib, il grande imam di al-Azhar, la più alta autorità musulmana sunnita, che ha scritto con papa Francesco il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato nel 2019.
Tayyib, che da anni partecipa agli incontri nello spirito di Assisi, indica al mondo musulmano una via di pace e di convivenza con le altre religioni, sconfessando il terrorismo islamista, pericoloso ma più isolato tra i credenti dell’islam. All’incontro di Roma, partecipano anche il primate anglicano Welby, il presidente dei rabbini europei Goldschmidt, il catholicos di tutti gli armeni Karekin II, insieme a tanti altri credenti di diverse religioni.
La crescita dell’impegno delle religioni per la pace e la cura del Creato è un segno di quanto i credenti e i popoli vogliano la fine della guerra, della violenza, dello sfruttamento della natura. Il loro sogno è un mondo rinnovato dallo spirito di fraternità, che rende tutti partecipi di un destino comune. Se i “grandi”, le ragioni della politica e dell`economia, gli interessi negano tale sogno, le religioni hanno la volontà di chiedere la pace a Dio e di domandarla a tutti in nome di Dio. Manifestano la forza debole della preghiera e la fiducia nel dialogo: questo è più forte, più vero e più umano di tante logiche politiche ed economiche. E ci dà speranza per il domani. Cinquant’anni fa non avremmo visti insieme tanti credenti di diverse religioni su di una stessa strada di umanità: il mondo cambia e non sempre in peggio.