Fonte: Corriere della Sera
Oggi le rive del Tevere – come auspicava Spadolini – sono davvero larghe, tanto che Italia e Vaticano sentono necessità di parlarsi a fondo. Lo mostra la visita di Matteo Renzi al Papa in una cornice solenne rotta da un clima di cordialità. La Chiesa non è più fonte di legittimazione per il governo. Non lo vogliono né Renzi, né il Papa.
Nel quadro del «ruinismo», dagli anni Novanta, il passaggio del premier in Vaticano era spesso un riconoscimento: come per Berlusconi e D`Alema. Diverso è il caso di Prodi. Per il resto, la Cei trattava da forza sociale con gli attori politici. Ora questa architettura é smontata.
Monti superò il «ruinismo» nell'intenso rapporto con Benedetto XVI all'insegna del «salvare l'Italia». Per Renzi, non c'è più la questione vaticana, che ha segnato tanta storia repubblicana da De Gasperi. La Chiesa non è problema di politica italiana. È, però, per il premier una grande risorsa internazionale e una realtà rilevante in un'Italia che si segmenta. Non a caso, il Papa e il premier hanno parlato di temi mondiali, entrambi reduci dalla Turchia (di cui hanno trattato), preoccupati dello scenario mediterraneo.
L'Italia di Renzi ha una responsabilità crescente su questo orizzonte di conflitti a partire dalla Libia: è tornata una marca di frontiera, non più con l'Est, ma a Sud. Le questioni bilaterali problemi finanziari, tasse, lor sono state a tema nel colloquio tra Renzi e il Segretario di Stato, Parolin. C'è da accordare con l'Italia un Vaticano che si riforma come amministrazione.
La filosofia vaticana è nuova: non sconti o favori, ma nemmeno essere messo in difficoltà. Resta fuori dai colloqui (non era il contesto) la Chiesa italiana nel nuovo pontificato. C'è il problema della ricezione – non scontata – del messaggio e dello stile di Francesco. Se la Chiesa italiana stenta a «uscire», come chiede il Papa, resta aperta la questione di dove andare e di come camminare.
Ma le circostanze s'impongono, come mostra la drammatica crisi di Roma, che non è solo capitolina. Chi conosce quanto il cardinal Bergoglio fece nella crisi argentina, sa che il Papa non sarà distratto e insensibile.