24/08/2020 La civiltà e la legalità della regolarizzazione

di Andrea Riccardi

Fonte: Corriere della Sera

“Non che si volesse un «libera tutti», ma era necessario un provvedimento serio, teso a bonificare una situazione che si protraeva da anni”. La riflessione di Andrea Riccardi

Far emergere i lavoratori stranieri dall’irregolarità è sempre positivo: specie in questo periodo di rischio di contagio per chi è ai margini dei circuiti istituzionali. Un bene per loro e per le aree dove abitano. E’ stato anche un segnale alle mafie e al caporalato nelle campagne, che spadroneggiano su «uomini ombra» fuori dal sistema, bonificando «terre di nessuno» ai margini della legge.

Ma è avvenuta pure la legalizzazione di rapporti di fatto, cui molte famiglie aspiravano da anni per il personale domestico, senza possibilità dal 2012. La domanda è più larga di quanti hanno potuto accedere alla regolarizzazione. L’alto costo per il datore di lavoro (500 euro) ha creato problemi specie nel mondo agricolo. Sono stati disseminati tanti «paletti» nel provvedimento che rendono il percorso più difficile. Purtroppo sono stati lasciati fuori i lavoratori dell’edilizia, ristorazione, logistica e altri. Alcuni loro servizi sono stati fondamentali durante il lockdown.

Non che si volesse un «libera tutti», ma era necessario un provvedimento serio, teso a bonificare una situazione che si protraeva da anni. Tuttavia non si capisce perché simili processi siano cosparsi di ostacoli per renderli meno fruibili. Il provvedimento era nato per i lavoratori della terra, per l’agricoltura. Quindi molto restrittivo. Ma, subito dopo, anche su questo giornale, è stata notata un’altra vasta area non coperta: quella del lavoro domestico. Un’area sensibile, durante il Covid-19, anche per la gravità della situazione degli anziani a casa e negli istituti. Allargare a questa platea è stato difficile, perché ritorna un fantasma: gli italiani grideranno all’invasione o alla politica facilona. Nel timore di regalare argomenti e voti ai sovranisti, si rinuncia a una politica costruttiva su queste tematiche. E non da oggi.

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