05/07/2019 L’Italia si faccia promotrice di un corridoio umanitario in Libia

di Andrea Riccardi

Fonte: Famiglia Cristiana

È l’unica soluzione praticabile e legale per gestire i profughi e sconfiggere i trafficanti di uomini. È la via semplice della legalità e della solidarietà

La gente emigra da un Paese all’altro. Un fenomeno antico, ma anche nuovo per le dimensioni che ha acquisito oggi. Le comunicazioni a livello globale lo favoriscono. Ci sono tragedie che spingono la gente a muoversi. Qualche mese fa, a Lesbo, ho incontrato tanti afgani, esuli o nati in Iran perché emigrati lì da tempo: storie dolorose e attese senza fine per entrare in Europa. Più volte ho parlato su queste pagine dei profughi siriani: cinque milioni che hanno abbandonato il Paese in guerra e sono tra Libano, Turchia e Giordania. Poi c’è l’Africa. Basterebbe pensare ai migranti africani in Libia, il cui numero è incerto: quelli nei centri libici e i prigionieri nei campi delle milizie. Qui la vita è disumana, com’è stato dimostrato in sede giudiziaria italiana: torture, violenze, violazione di ogni diritto, vendita delle persone come schiavi…
Cosa può fare l’Italia? Cosa possono fare i Paesi europei? Di fronte alla paura dell'”Invasione” dal Sud, la soluzione del “muro” e delle frontiere chiuse sembra semplice. Non è così. Tutto è poroso. Le soluzioni che appaiono semplici alla lunga non risolvono. C’è grande spazio per i mercanti di esseri umani che cercano passaggi in Europa da vendere ai disperati. E poi, in tanti Stati, troppi esuli sono abbandonati in condizioni d’insicurezza: talvolta indeboliti perché senza le cure necessarie. Bisogna aprire strade sicure, legali, prima di tutto per i più fragili.

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